rassegna stampa

Svolta stadista di Beppe scia di veleni e sospetti

Dal manifesto anti-ecomostro del 2014 al pressing per costruirlo

Redazione

Sullo Stadio della Roma Grillo ha fatto un'inversione a U: dal «no senza se e senza ma» allo stadio di Tor di Valle con tanto di dieci punti (pubblicati sul blog nel dicembre del 2014 a corredo della tesi) al «ci sono problemi, ma li risolveremo». Una piroetta al cubo, quella dell'ex comico «neo stadista». Anzi alla cubatura, nel senso che i volumi in odor di speculazione a Tor di Valle (1 milione) di tre anni fa adesso sembrano essere diventati per i vertici del M5S un'operazione fattibile ed eco-sostenibile: un grande prato verde dove nascono speranze di governo, come scrive Simone Canettieri su Il Messaggero.

E così, come per magia, gli odiati «palazzinari» sono diventati «costruttori». E la base non capisce più la svolta («Dove andiamo?!») e i parlamentari idem. Non è solo la «signora no» Roberta Lombardi a schierarsi ma anche «moltissimi - raccontano fonti interne - deputati e senatori del M5S». Che in privato, lontani da chat che potrebbero essere usate contro di loro, pensano allo stadio e si mettono la mano sulla fronte.  I sospetti e i veleni si sommano.  E, proprio sulla scia del rifiuto alle Olimpiadi a Roma, adesso esiste un cemento meno cemento degli altri (premesso che l'operazione cinque cerchi, dal punto di vista urbanistico, non avrebbe avuto l'impatto di questa di Tor di Valle)? Il secondo «no» della Raggi potrebbe mandare a picco il gradimento già traballante della grillina. C'è l'As Roma, c'è il calcio in mezzo. Ma in queste ore la base e i parlamentari (eccetto Luigi Di Maio, il governista-stadista per antonomasia in quanto candidato premier) non si danno pace.

E poi le banche: non erano il nemico numero uno del M5S, non andavano riformate, anzi rovesciate come un calzino? Dietro l'operazione Tor di Valle gli istituti di credito giocano un ruolo fondamentale, come è ovvio che sia. Ma è meglio non parlarne?