Parlare con Andrea Stramaccioni è piacevole e istruttivo. Perché l'ex allenatore tra le altre di Inter, Udinese e Panathinaikos ha la capacità di spiegare tattica e calcio senza salire sul piedistallo. Una peculiarità di pochi, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Come giocare una finale di Champions.
Il Messaggero
Stramaccioni: “Alla Roma servirebbe uno come Dzeko”
A Istanbul ha vinto la più forte? "In campo tutta questa differenza non si è vista. È ovvio che il City ha avuto il palleggio e l'iniziativa ma Inzaghi è stato bravissimo a trovare la chiave di lettura per disinnescare la squadra di Guardiola. Alzando Barella su Aké ha creato infatti un tre contro tre con Lautaro e Dzeko in contrapposizione ai loro tre, più Calhanoglu che andava a frapporsi a Rodri. E questo ha spezzato la loro caratteristica principe, la fluidità nel palleggio, l'intensità. Il problema è che se hai dei match-point non li puoi fallire tutti. Perché ora negli occhi abbiamo il colpo di testa di Lukaku o la traversa di Di Marco. Mai due errori di Lautaro su altrettante disattenzioni del City, erano due palloni che dovevano cambiare la gara".
Tre italiane arrivano in finale e perdono. In ogni partita si è però avuta la sensazione che la gara poteva avere un epilogo diverso. "Da allenatore sono consapevole che nel calcio non si può parlare soltanto di sfortuna. Ma fatemi dire per una volta che ce n'è stata tanta in tutte le gare. Il gol preso dalla Fiorentina, subito in modo a dir poco episodico nei minuti finali. La Roma, oltre che per gli episodi arbitrali che hanno indirizzato il match, ha avuto sempre il pallino del gioco in mano, e nella ripresa ha avuto occasioni importanti per poi prendere il gol su autorete"
A proposito della Roma: lei è del partito che Mourinho ha fatto il massimo con la rosa a disposizione oppure poteva fare meglio, soprattutto in campionato?"Non sto da nessuna delle due parti. Perché non credo che la Roma ab bia fatto il massimo ma non posso nemmeno dimenticare quello che ha portato Mourinho nella sua gestione. In primis, la squadra ha una sua precisa identità. Poi, può piacere o meno, ma le assicuro che giocare contro la Roma è difficilissimo. La seconda cosa innegabile è aver riportato il club in Europa. Perché una finale può essere un caso, frutto di una stagione dove gli episodi sono girati a favore, due no. La Roma è tornata ad essere una realtà del calcio europeo. E poi signori, l'entusiasmo che ha regalato è qualcosa di incredibile. Perché un conto è riempire lo stadio per 33 volte consecutive quando lotti per lo scudetto. Un altro quando oscilli tra il 4°, il 5° e il 6° posto. Non va inoltre sottovalutata la coesione, l'armonia, la forza del gruppo che traspare. Questo crea le basi per il salto di qualità".
Salto di qualità che però deve far rima con calciatori di spessore. Aouar, ufficializzato ieri, lo è?
"È un acquisto intelligente, un tassello tecnico-tattico che la Roma non aveva. All'estero li definiscono numeri 8, ossia quegli elementi che non sono un 10 ma nemmeno dei vertici bassi. E però un arrivo importante, perché nel ruolo in stagione Mourinho spesso ha dovuto attinge re anche dalla Primavera. Non è un ma è un arrivo intelligente".
In attacco si parla di Scamacca. È il giocatore adatto per sostituire Abraham? "Quando allenavo le giovanili della Roma, Gianluca si allenava con i più piccoli e già all'epoca faceva la differenza. Un piccolo predestinato. È certamente un profilo interessante. Dobbiamo però chiarirci su cosa vuole Mourinho. In questo ruolo deve arrivare un calciatore che sceglie lui. Quest'anno penso che qualche piccola incomprensione con la società sulle caratteristiche ci sia stato. Questo è un ruolo troppo importante dove l'allenatore deve influenzare pesantemente la scelta. Senza togliere nulla a Scamacca, se è Gianluca va bene. Ma deve esserci l'ok convinto del tecnico"
A che identikit pensa? "Ritengo che Mourinho cerchi un centravanti che abbini la capacità prolifica con quella di saper giocare lontano dalla porta per far salire e rifiatare la squadra. Un tipo alla Dzeko per intenderci. Il primo Edin che abbiamo visto a Roma sarebbe l'ideale"
leri si è giocata la finale del mondiale Under 20, un nome del quale risentiremo parlare? "Casadei. Ma che bello vedere giocare Baldanzi. Finalmente torniamo ad avere un numero 10. È un ruolo che va ricreato nei nostri settori giovanili. Dobbiamo tornare ad avere grandi numeri 10 come Totti, Baggio e Del Piero"
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