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Stop a Tor di Valle, ultimo sì dall’Aula: “Ora si volta pagina”

Stop a Tor di Valle, ultimo sì dall’Aula: “Ora si volta pagina”

L'Aula Giulio Cesare ha approvato la revoca della delibera su Tor di Valle

Redazione

Game over. Il fischio finale sul controverso progetto Tor di Valle lo ha fischiato ieri pomeriggio l'Assemblea capitolina, ratificando quanto la nuova As Roma targata Friedkin aveva già fatto capire a chiare lettere: il progetto dell'ex patron Pallotta e del costruttore indagato Parnasi non è più considerato fattibile dall'attuale governance giallorossa. Che da inizio anno ha deciso di voltare pagina: si cerca una nuova area, un nuovo progetto, uno stadio più piccolo e senza la necessità di costruirci intorno un quartiere per rendere l'operazione finanziariamente sostenibile. Un progetto green, stavolta, «integrato con il territorio», dice la Roma. Mancava solo un tassello per far decollare il nuovo piano: archiviare definitivamente il vecchio. E così è stato. Un po' a fatica, in seconda convocazione (quando servono meno voti favorevoli e meno consiglieri presenti), l'Aula Giulio Cesare ha approvato la revoca della delibera su Tor di Valle. Trasformare l'ex ippodromo, smantellato a gennaio 2013, in un nuovo stadio, non è considerata un'opera di pubblico interesse per la città. Con 17 sì e 2 astensioni, il Consiglio comunale ha licenziato la delibera, incurante delle lettere spedite dalla Eurnova - l'ex società di Parnasi da pochissimo ceduta al magnate ceco Radovan Vitek - che ha paventato, anche ieri, azioni legali con potenziali strascichi milionari in caso di depennamento del progetto. Che è avvenuto comunque.

I TEMPI

La sindaca Virginia Raggi tira un sospiro di sollievo. Anche perché intorno al Marc'Aurelio si avvertiva il pressing, alto, della Roma, che col ceo Guido Fienga, non più tardi di due settimane fa, aveva dichiarato: è indispensabile arrivare alla revoca dell'operazione Tor di Valle «entro 15 giorni». Ieri Fienga era soddisfatto: «Si apre una pagina nuova, i tifosi della Roma, dopo aver aspettato con pazienza, sono stati ascoltati». Perché l'happy ending giallorosso c'è stato. Con un assist giallorosso o meglio, «rosso-giallo», in senso politico, scherza Andrea De Priamo, il capogruppo di Fratelli d'Italia. La revoca difatti è passata col voto di 2 consiglieri del Pd e di Fassina della Sinistra, tutti decisivi per superare quota 16 presenti, soglia necessaria perché le votazioni siano considerate valide. «Oggi voltiamo pagina - ha commentato Raggi a delibera revocata - Lo stadio della Roma voglio che sia realizzato, ci vedremo al più presto con i Friedkin». Oltre alle beghe giudiziarie che hanno travolto Parnasi, «mancava il presupposto fondamentale, ovvero che anche la squadra di calcio, così come prevede la legge, sia disposta a firmare gli atti e portare avanti la progettualità presentata dal proponente», ha chiarito ieri Giuliano Pacetti, capogruppo del M5S in Campidoglio. E il Cda della Roma già dal 26 febbraio ha spiegato di ritenere il progetto «di impossibile esecuzione». «Le inchieste prima e la rinuncia della Roma hanno messo la pietra tombale sul quel progetto», ha commentato il capogruppo del Pd, Giulio Pelonzi. Anche il candidato sindaco del centrosinistra, Roberto Gualtieri, ha detto che «è ora di dotare il club di un nuovo impianto, servono serietà e rigore». La Roma guarda già avanti. Si sondano nuove zone (le ipotesi che circolano sono sempre Ostiense e Pietralata), con l'obiettivo di illustrare il nuovo progetto entro fine 2021, massimo inizio 2022.

L. De Cic.