In Campidoglio, in tema di stadio, sono certi: «Ora la palla non è più in mano a noi, se la vedrà la Soprintendenza con i privati». La palla in questione – la pratica Tor di Valle – è avvelenata, come scrive Lorenzo De Cicco su Il Messaggero. Negli uffici di Virginia Raggi è stata accolta con una certa compiacenza la notizia che la Soprintendenza archeologica abbia deciso di vincolare l’area scelta dai privati per costruire il nuovo stadio della Roma.
rassegna stampa
Stadio verso lo stop. I dubbi di Raggi: “La valutazione cambia”
In Campidoglio è stata accolta con una certa compiacenza la notizia che la Soprintendenza archeologica abbia deciso di vincolare l’area scelta dai privati per costruire il nuovo stadio della Roma
La decisione dei tecnici del Ministero diventa un assist insperato per il M5S, diviso in lotte intestine tra l’anima “ortodossa” che difende il «No alla speculazione» pronunciato dai grillini prima all’opposizione e poi in campagna elettorale, e la corrente pro-stadio che si sarebbe accontentata di una sforbiciata minimal alle cubature private.
Anche Virginia Raggi, ieri, ha fatto capire che il vincolo «incide» sul destino del progetto e che potrebbe avvicinarlo alla bocciatura definitiva: «La Soprintendenza ha comunicato al Comune di Roma l’avvio della dichiarazione di interesse culturale sull’ex ippodromo di Tor di Valle», ha dichiarato la sindaca. Motivo per cui «ci sono nuovi elementi che incidono sulla valutazione e la realizzazione del progetto che in queste settimane è oggetto di verifica da parte del Comune». E ancora: «Come abbiamo sempre detto, vogliamo che la Roma abbia uno stadio ma nel rispetto della legge».
L’iter, in sostanza, dovrebbe ripartire da capo, dalla scelta dell’area e dalla presentazione di uno studio di fattibilità. Ieri i proponenti hanno diffuso una durissima nota per comunicare che giudicano «ostile» l’iniziativa della Soprintendenza e che «avvieremo ogni possibile azione a tutela del nostro progetto».
Lo scontro sullo stadio, l’ennesimo, arriva a meno di due settimane dal “fischio finale”: il 3 marzo la conferenza dei Servizi chiude i battenti. Al momento sono già stati depositati diversi pareri negativi, come quello della Città metropolitana e del Comune di Roma (entrambi guidati dal M5S), con una lunga lista di correzioni per superare l’impasse. In quella sede arriverà anche il parere finale dello Stato – lo prevede la legge Madia – che si esprimerà con un documento unico per tutte le sue articolazioni, Soprintendenza compresa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA