rassegna stampa

Stadio Roma, Pratesi: «Sono romanista ma a Tor di Valle ecomostro da fermare»

La voce storica dell’ambientalismo italiano, fondatore del WWF Italia, di cui oggi è presidente onorario, è contrario al progetto «Tor Vergata potrebbe essere una soluzione più funzionale rispetto a Tor di Valle».

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«Il nuovo stadio non deve servire per speculare sui terreni circostanti. Il progetto di Tor di Valle mi sembra utile a esigenze molto diverse da quelle sportive». A lanciare l’allarme è Fulco Pratesi, voce storica dell’ambientalismo italiano, fondatore del WWF Italia, di cui oggi è presidente onorario. «Il Comune – dice – deve impegnarsi per ridurre al minimo indispensabile le cubature di compensazioni ed evitare di coprire di cemento l'agro romano».

Che idea si è fatto del progetto?

«Mi permetta una premessa d'obbligo: io mi considero un romanista doc, da quando da bambino andavo allo stadio con mio padre a vedere giocare il “Fornaretto” Amadei. Ecco perché da questa vicenda mi sento ancora più coinvolto. Perché c’è in gioco anche la mia passione per i colori giallorossi. Che non vanno manipolati».

In che modo?

«Con un milione di cubature destinate a ristoranti e alberghi accanto allo stadio assisteremmo a una cementificazione barbara. Capisco benissimo, da tifoso della Roma, l’esigenza di avere uno stadio di proprietà, ma questa non può essere l’occasione per dare vita a un’operazione di mera speculazione edilizia. L’impianto sportivo rischia di diventare uno specchietto per le allodole che attraverso operazioni piuttosto dubbie vuole compromettere una parte molto significativa dell’agro romano».

Cosa si rischia?

«L’area di Tor di Valle non è adatta a operazioni di questo tipo. È una zona adiacente a un corso d’acqua importante come il Tevere con straordinari elementi di fauna e di flora che non possono essere persi per dare vita a un ecomostro di negozi e alberghi, che non è compatibile in alcun modo con il paesaggio della campagna romana e dell’ansa del fiume. Stiamo parlando di una campagna utile, produttiva, che non va seppellita sotto un manto di cemento. C’è anche chi ha parlato di rischi idrogeologici».

Cosa chiede al Comune?

«Chiedo al sindaco Marino di ripensarci, di fare un passo indietro rispetto a questo progetto. Deve essere chiaro a tutti che questo territorio è un bene irrecuperabile, che dopo la cementificazione andrebbe perso per sempre. Bisogna fare di tutto per limitare il più possibile le cubature aggiuntive a quelle dello stadio. Che bisogno c’è, se si vuole costruire un impianto sportivo, di crearci accanto migliaia di uffici e altre strutture che con i tifosi non hanno nulla a che vedere? La passione per la Roma non può essere utilizzata per altri fini».

Ci sono aree migliori dove costruire lo stadio?

«Tor Vergata potrebbe essere una soluzione più funzionale rispetto a Tor di Valle. Ma la prima domanda da farsi è un’altra: in questo momento c’è bisogno davvero di un nuovo stadio? L’Olimpico non funziona? Prima di avallare un’operazione che produrrebbe una speculazione edilizia notevole bisogna pensarci con le dovute cautele. Anche per gli effetti legati alla viabilità, che rischia di andare in tilt».