rassegna stampa

Stadio Roma, Lino Banfi: “Attenti alle speculazioni. Per noi conta lo scudetto”

«Qualche negozio e qualche ristorante accanto allo stadio ci possono stare, avviene così anche in altri paesi d’Europa. Mi auguro però che non ci sia solo cemento, ma che si lasci spazio anche al verde».

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«Spero che la Roma abbia uno stadio di proprietà. Ma le istituzioni devono controllare attentamente che non ci sia speculazione edilizia». Parola di Lino Banfi, pugliese di nascita ma romanista doc. Amico del capitano Francesco Totti - con cui condivide la fascia di ambasciatore Unicef - l’ex Iena del Tavoliere (soprannome coniato per uno dei suoi personaggi più celebri, l’allenatore nel pallone Oronzo Canà) quanto a fede giallorossa non si sente secondo a nessuno. «Ho scelto io questi colori, è stato un modo per ringraziare Roma, città a cui sono legato professionalmente e sentimentalmente. La Puglia mi ha perdonato».

Banfi, che idea si è fatto del progetto di Tor di Valle?

«Io sono un tifoso e non un tecnico. Ma proprio per questo ho seguito la vicenda attentamente, attraverso i giornali. Credo che uno stadio di proprietà farebbe bene alla Roma, in questa fase in cui ci stiamo rilanciando come squadra. Però è ovvio che le istituzioni devono fare il loro dovere, a prescindere dalla passione dei tifosi».

In che senso?

«È giusto che Comune e Regione facciano tutte le verifiche per accertare che non ci sia speculazione edilizia».

Fa discutere soprattutto il maxi-centro di uffici e negozi che nascerebbe accanto allo stadio. Qualcuno lo ha chiamato Ecomostro...

«Qualche negozio e qualche ristorante accanto allo stadio ci possono stare, avviene così anche in altri paesi d’Europa. Mi auguro però che non ci sia solo cemento, ma che si lasci spazio anche al verde».

Ultima domanda, più calcistica. Lei è stato amico dei Sensi. Meglio la vecchia gestione o quella made in Usa?

«Franco Sensi è stato un mio carissimo amico, Rosella pure e ancora prima il grande Dino Viola. Ricordo che quando feci “L’Allenatore nel Pallone”, più di trent’anni fa, mi chiamavano sempre “Mister”. Andavo a Trigoria e per scherzo consigliavo agli allenatori di giocare con il mio “5-5-5”. Con i Sensi abbiamo anche vinto uno scudetto. Ma i nuovi proprietari mi sembra stiano facendo bene. E questo è quello che conta. Perché la verità è che, stadio o non stadio, l’importante è vincere lo scudetto».