rassegna stampa

Stadio Roma, Ghini: «Tutti i miei dubbi di romanista»

«Parlo senza aver guardato le carte, ma seguendo con molta attenzione la vicenda dal punto di vista ambientale e infrastrutturale. Alcune domande me lo sto facendo: c’era solo quell’area a disposizione? Perché non si è ragionato anche su...

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Massimo Ghini, da tifoso sfegatato della Roma, dice: «I miei dubbi riguardano la fattibilità del progetto, a partire dalla viabilità dell’area. E inoltre mi colpisce che ci sia stata poca informazione su questa opera tanto cara a noi tifosi e non solo. Per questo, invece, ben venga il dibattito nel Pd, porte aperte alla discussione. Mentre noi tifosi giallorossi siamo ancora un po’ spaesati». Poi l’attore spiega: «Spero che la Roma abbia un proprio stadio e dopo la partita di sabato ce lo meritiamo ancora di più. Siamo stati davvero meravigliosi».

Ghini, sarebbe una beffa per la Roma pagare l’affitto dell’impianto di Tor di Valle, non trova?

«Certo lo stadio non deve essere esposto ai destini della proprietà e parlo con il cuore. Su questo aspetto però voglio essere molto sincero: non mi stupisce che Pallotta e il suo partner abbiano in mente un business diverso. Ormai il calcio è anche questo, va ripensato dal punto di vista manageriale e il pallone è un grande veicolo di comunicazione. Però».

Cosa?

«Parlo senza aver guardato le carte, ma seguendo con molta attenzione la vicenda dal punto di vista ambientale e infrastrutturale. Alcune domande me lo sto facendo: c’era solo quell’area a disposizione? Perché non si è ragionato anche su altri siti? Mancano metropolitana e strade».

Come deve muoversi la giunta Marino su questa vicenda?

«Con il giusto equilibrio: tutelando gli interessi sportivi e culturali della città, uno stadio è un luogo di aggregazione molto importante, senza però far passare l’idea che sarà solo una colata di cemento, capisco che porterà anche lavoro ma vanno tutelati gli interessi della collettività. Il fatto è che se si va in giro per Roma in pochi conoscono bene il progetto nella sua interezza. C’è stata poca informazione per via dell’eccessiva rapidità della pratica».

In che senso?

«In Italia purtroppo non ci sono mai le mezze misure: le pratiche o rimangono bloccate per anni oppure hanno accelerazioni che azzerano il dibattito, salvo poi fermarsi all’improvviso. Volere il nuovo stadio è un imperativo, con tutto che sono affezionato all’Olimpico, ma vanno salvaguardate condizioni importanti come viabilità, ambiente. Spero che non prevalga solo l’interesse economico, anche se non sono ingenuo e immagino che questa operazione nasca per comprendere altro. Ormai i presidenti di tutti i club usano giustamente il calcio come business. Ecco però perché non bisogna avere troppa fretta nel prendere decisioni di questo tipo: vanno coinvolte le migliori intelligenze in tutti i campi. Sono segreti che ho imparato da amministratore, quando ero consigliere comunale. ».