rassegna stampa

Stadio, le ammissioni di Parnasi sui politici

Durante l'interrogatorio ha raccontato tutti gli affari relativi alla costruzione dello Stadio della Roma

Redazione

Ieri pomeriggio, assistito dall'avvocato Emilio RicciLuca Parnasi ha cominciato a raccontare la sua galassia di relazioni e affari, retribuita con finanziamenti alla politica leciti e illeciti e pagamenti ai consulenti giusti. Un colloquio fiume, nel corso del quale Parnasi sta raccontando la corsa verso la costruzione del nuovo stadio della Roma e con l'obiettivo di mettere a segno anche altre opere: un palazzetto per il basket e quello del rugby sempre nella Capitale, lo stadio del Milan, altri progetti immobiliari nel Lazio. Per la procura di Roma, scrive Il Messaggero, il quadro è già chiaro: la sua azienda, Eurnova, avendo siglato l'accordo con As Roma per la costruzione di un nuovo stadio a Tor di Valle, a pochi metri dal Tevere, avrebbe prima spinto per convincere la giunta comunale pentastellata a passare dal no al sì all'opera, costruendo un legame ben remunerato con l'avvocato e consulente plenipotenziario del Campidoglio, Luca Lanzalone.

È stato lo stesso Lanzalone a guidare Parnasi e i suoi nei rapporti con il Campidoglio e i Cinquestelle. Molto, Parnasi, sta spiegando anche sui soldi dati alla politica, dalle relazioni consolidate con il Pd, ultimo dei quali il finanziamento a Eyu, fino alle sponsorizzazioni a Radio Padania, passando per un elenco di contributi costanti, ad ogni scadenza elettorale. Di certo, l'imprenditore ha di che essere preoccupato e non solo per l'arresto. Il suo fido in banca è sotto di 13 milioni, l'azienda di famiglia, Parsitalia, è in liquidazione da dieci mesi e le banche l'hanno messa da tempo sotto osservazione perché, su un totale accordato di 114,8 milioni, Parsitalia si è spinta a spenderne 123. Il creditore principale è sempre Unicredit, che ha ereditato i rapporti di Banco di Roma con Sergio Parnasi, il padre, scomparso nel 2016. Da quel che si legge nelle intercettazioni, il costruttore puntava ad incassare qualche decina di milioni di euro per dare ossigeno al gruppo. Ma l'affare rischia di sfumare rapidamente, specie se il costruttore resterà in carcere a lungo.