Ieri la commissione Sport per discutere la delibera di annullamento dell'interesse pubblico del progetto stadio della Roma non si è conclusa con un voto: ormai la questione scotta, si prende tempo, si chiedono pareri su pareri perché se la Procura è già intervenuta con indagini, e arresti eccellenti, anche i politici vogliono capire cosa c'è dietro l'opera, scrive Stefania Piras su Il Messaggero.
rassegna stampa
Stadio, imbarazzo M5S slitta il voto su Tor di Valle
Defezioni nella maggioranza. la commissione non si esprime sul pubblico interesse
Protagonista della commissione è stata la consigliera Cristina Grancio, espulsa dal M5S perché aveva fatto troppe domande sullo stadio. Ma ora quelle domande se le fanno tutti, anche i suoi ex colleghi del M5S.
Grancio ha letto dei passaggi del parere Magnanelli in commissione. I più scottanti riguardano la scelta dell'area di Tor di Valle come "difetto di motivazione". "È prioritario per il legislatore il recupero degli impianti esistenti e realizzate in aree già edificate. La scelta di realizzare un impianto del tutto nuovo in area non edificata richiede un'adeguata ed esauriente motivazione". Altrimenti "l'intero procedimento si porrà al rischio di annullamento nelle competenti sedi giuridiche e giurisdizionali. Nella deliberazione in esame, così come nello studio di fattibilità, la questione non viene minimamente trattata con evidente violazione degli obblighi di motivazione, se non anche come avremo modo di dire: violazione di legge".
"Il mio voto non è scontato, bisogna capire e leggere bene tutte le carte", dice la new entry M5S, l'architetto Carlo Maria Chiossi. Ad assistere alla seduta si è presentato anche l'ex capogruppo M5S Paolo Ferrara.
Pietro Calabrese non è mai intervenuto, pur essendo uno strenuo difensore del progetto stadio. Ma ha lasciato i lavori della commissione prima degli altri per andare in commissione Mobilità a parlare delle tre fermate metro A chiuse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA