Ieri sera le dimissioni di Berdini sono diventate «irrevocabili» e a comunicarlo è stato lo stesso professore inviando una lettera di fuoco al Campidoglio. Due ore prima, a Palazzo Senatorio, il vicesindaco Bergamo aveva stretto la mano ai privati dando il via libera alla controversa operazione immobiliare del nuovo stadio della Roma. Il nodo è politico. Berdini si è sempre opposto a quella che definiva «la più imponente speculazione edilizia d'Europa». I grillini dai banchi dell'opposizione votarono addirittura contro ma la svolta turbo-stadista dell'amministrazione pentastellata è maturata nelle ultime settimane. Il pressing di Pallotta e del suo slogan "#famostostadio" ha fatto cambiare idea ai Cinquestelle, in piena crisi di consensi e alla ricerca di semplice gradimento politico. «L'accordo politico sostanzialmente c'è, vanno solo limati i dettagli». L'intesa è arrivata dopo un vertice tra Bergamo, Baldissoni e Parnasi. Berdini, intuito il clima, non si è presentato. I privati hanno dovuto accettare solamente un taglio minimal delle cubature (20-25%) e qualche albero in più attorno al business park mentre rimarrà intatto l'«Ecomostro», vale a dire i tre grattacieli, stroncati da tutte le principali organizzazioni ambientaliste d'Italia e bocciate anche dall'Istituto nazionale di Urbanistica. Le tre torri, alla fine, caleranno solo di qualche piano. Tanto è bastato alla Raggi per cambiare idea sul progetto. Ma non a Berdini, che ha pubblicato la sua lettera d'addio. «Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche invece si continua sulla strada dell'urbanistica contrattata, che come è noto ha provocato immensi danni a Roma». Prosegue il professore: «Sono venute a mancare le condizioni per poter proseguire il mio lavoro. Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l'emergenza abitativa, l'unica preoccupazione sembra essere lo stadio della Roma». La sindaca ha commentato a caldo all'uscita di un concerto nella Santa Sede indetto per celebrare la ricorrenza dei Patti Lateranensi. «Adesso basta: abbiamo anche sorvolato sui pettegolezzi da bar, ora prendiamo atto che l'assessore preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare. Noi andiamo avanti». Il sostituto, però, ancora non c'è e adesso partirà il toto-nomi. Tra i papabili Alberto Coppola, docente alla Federico II di Napoli e Chiara Tonelli, professore associato a Roma Tre. In attesa di sciogliere il rebus, ieri notte, la Raggi è stata costretta a prendere ad interim le deleghe dell'assessore dimissionario, l'Urbanistica e i Lavori pubblici.
Forzaroma.info
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Stadio, il primo sì fa saltare Berdini: “Legalità addio”
Tor di Valle, vertice quasi risolutivo. Si taglierà il 20% delle cubature. L'assessore: "Dimissioni irrevocabili". La Raggi: "Ora basta, noi andiamo avanti"
(L. De Cicco)
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