Josè Mourinho è uno dei più grandi allenatori del mondo, l’unico ad aver vinto lo scudetto in Italia, Inghilterra e Spagna, scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Insieme ai soli Trapattoni, Happel e Ivic ci è riuscito in 4 campionati diversi. Si fregia di 25 titoli e sta per arrivare a mille panchine in 21 anni di carriera. Accadrà domenica in Roma-Sassuolo. Mourinho, detto Zé, voleva essere come suo padre, poi volle riscattarne le amarezze: da questo ha tratto tanta parte della sua forza, del suo fuoco interiore. Tenta da calciatore, ma è difensore di scarso talento, smette a 24 anni. Negli anni in cui suo padre allenava il Rio Ave e lui era riserva decide fortissimamente di diventare allenatore, per riscattare i dolori (padre esonerato) che il grande calcio aveva dato. Con la preparazione meticolosa, il senso dell’organizzazione, l’eloquio brillante, ha costruito e realizzato sogni fatti di calcio e riscatti esistenziali. Al Porto e all’Inter è un’icona. Non lo è per la stampa spagnola, ma ha condotto il Real Madrid a una Liga da record nel 2010 con 100 punti e 120 gol fatti. A Manchester è stato l’unico a portare trofei nel dopo Ferguson. Di 999 partite ne ha vinte 639 e tra le 162 perse ci fu anche l’esordio assoluto in Boavista-Benfica 1-0 nel 2000. E’ stato condottieri capace di divinazioni. Al Porto esordisce nel giorno del suo compleanno e profetizza: “Zero dubbi: il prossimo anno saremo campioni“, e nel 2003 accade. Prima stagione al Chelsea: “Penso che vinceremo aritmeticamente la Premier il 30 aprile a Bolton“, e si verifica.
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Domenica contro il Sassuolo Mourinho raggiunge un record importante: mille panchine in 21 anni di carriera
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