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Il Messaggero

Soulé: “Roma a vita. Mi ha fatto male il paragone con Iturbe”

Redazione
"Dybala la mia riserva? Non scherziamo, non posso neanche allacciargli le scarpe"

In una lunga intervista rilasciata a Il Messaggero, Soulè  ha ripercorso tutte le fasi vissute da quando è in Italia, soprattutto alla Roma: dalla chiamata di De Rossi al momento difficile vissuto fino allo scorso gennaio, quando stava per lasciare la capitale e poi Ranieri gli ha restituito la fiducia necessaria per continuare a provarci.

Ora è felice?

"Si ora sto bene, sono contento per questo inizio di stagione, ci stiamo adattando a quello che vuole l'allenatore".

Il ct Scaloni l'ha chiamata?

"No, non ho parlato ancora con nessuno".

Ha detto no alla Nazionale ai tempi di Spalletti? E' cambiato qualcosa?

"No, è tutto uguale. Mi sento argentino, sono argentino. Lo dissi anche a Spalletti, che ringrazio.

La mia idea è sempre quella, giocare con l'Argentina".

Pensa mai che c'è il rischio che questo potrebbe essere l'ultimo anno che gioca con Dybala?

"Non so se sarà il suo ultimo anno alla Roma, io sinceramente spero rimanga a lungo qui".

Insieme a lei?

"Certamente, mi vedo a lungo nella Roma. Penso che sia il sogno di tutti, ambire a tagliare certi traguardi con questa maglia.

Se chiudo gli occhi mi immagino di essere qui a vita. Poi lo so da solo che le cose possono cambiare ma il mio desiderio è questo".

Lo scorso anno lei arrivò a Trigoria ed era l'alternativa a Dybala. Oggi sembra che sia il contrario. Che effetto le fa?

"No, no, non scherziamo, Paulo è di un altro livello. In Argentina diciamo "No le puedo ni atar los cordones" che equivale all'espressione italiana "non posso allacciargli nemmeno i lacci delle scarpe".

Quanto le ha dato fastidio il paragone con Iturbe?

"Quelle cose fanno male. Soprattutto lo scorso anno non volevo leggere nulla ma poi alla fine arrivano comunque. L’importante però è la testa, non ho mai mollato, anche quando non giocavo. È stato importante quel momento, esserci mentalmente. Non avevo iniziato bene, avevo tante aspettative su di me, volevo fare in 10 minuti quello che si può fare in 90, e non andava mai bene. Per fortuna è arrivato Ranieri: all’inizio mi vedeva in allenamento e quando avevo il pallone tra i piedi mi diceva “eh sì, fatte un altro giro…”. Poi mi ha preso da parte e mi ha detto – visto che le cose non mi riuscivano – di cercare la semplicità, e che tutto sarebbe arrivato da solo. Mi ha dato tranquillità, mettendomi in campo e dandomi fiducia".