Il ‘la’ che sta accompagnando l'ultimo ammainabandiera a casa della Roma l'ha suonato non qualche delicato strumento ma probabilmente qualche trombone: un suono che arriva da lontano, di là dalla Manica, scrive Piero Mei su Il Messaggero.
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Se la bandiera sventola e fa ombra
Quello della Roma è un percorso contromano, per esempio rispetto al Milan, americano anch'esso, azienda anch'esso, il quale però sta cercando il recupero del cuore
La Roma, che delle bandiere aveva fatto il suo brand del cuore, quello che tutto il mondo tifoso invidiava alla squadra giallorossa, sta scomparendo. E' un percorso contromano, per esempio rispetto al Milan, americano anch'esso, azienda anch'esso, il quale però sta cercando il recupero del cuore, che non è quello del cliente, arruolando Paolo Maldini, un nome che fa famiglia, e Boban, che fu un cervello in campo.
Ma le bandiere non solo sventolano: fanno ombra, ormai, sotto il sole della Roma. Che vallo a capire quale sia in questo momento: Londra non è città di sole. E lassù qualcuno non la ama. O almeno la ama d'altro tipo. Dicono i negazionisti che quel che amano i romanisti è la maglia: ma quale ragazzino, oggi adulto, ha la maglia senza nome? Chi si è innamorato del giallorosso (e d'altri colori) l'ha sempre fatto seguendo qualcuno, un sentimento con gli scarpini. I cognomi citati sono stati quelli che di più hanno tirato l'appartenenza. Erano come un'ideologia. Certo, al tempo delle ideologie scomparse o quasi, come le idee forse, al tempo del tweet, del last minute, arriva la mentalità dell'usa e getta, o forse dell'Usa e getta con la maiuscola. La bandiera la puoi mettere in naftalina, cacciare, o costringere da andarsene, se non vuole recitare la parte che qualcuno vuole assegnare: la foglia di fico. La foglia di fico, solitamente, copre le cosiddette vergogne. C'è chi è al soldo di tutte le bandiere, ma ci sono state, e ci sono, bandiere che non stanno a tutti i soldi.
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