La scelta di Mourinho fino ad ora non sta dando i frutti sperati, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. È difficile stare dietro a uno come José Mourinho: al momento è più grande del posto dove si trova. È lui che detta le regole del gioco, lui è la comunicazione della Roma. Lui è la squadra e la società: un uomo così performante e in un club che sceglie di non parlare (i Friedkin), può prendere il sopravvento e non sai mai dove arrivi il punto di caduta. Specialmente se viene scelto senza avere una strategia di contrasto.
Il Messaggero
Scelto Mourinho senza una strategia precisa. Ora non si sa più come gestirlo
I Friedkin si ritrovano a dover ripensare la strategia societaria, ma rinunciare a Mou e Pinto sarebbe per loro un fallimento
Le regole, lui, se le scrive da solo, adotta le sue strategie, al di là del bene e del male. Non esiste mantenere un rapporto cordiale con i vertici arbitrali (strategia di inizio stagione), se c’è da contestare, Mou contesta, provoca, ironizza e poi ne paga le conseguenze, con squalifiche, ammonizioni esagerate, rigori non dati etc. Poi vai a capire se la Roma, in questi mesi sul campo, abbia pagato a caro prezzo proprio certe sue dichiarazioni o se sia stato frutto del caso. Parole che spesso non sono state troppo tenere nemmeno nei confronti dei propri giocatori, facendo capire, pubblicamente e non, che non sono all’altezza di lui e delle ambizioni della Roma. I Friedkin si ritrovano a dover ripensare la strategia societaria, ma rinunciare a Mou e Pinto sarebbe per loro un fallimento, oltre che sanguinoso da un punto di vista economico per il mancato rispetto del decreto crescita. Si dovrà capire se si è in grado di permettersi uno come lo Special.
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