rassegna stampa

Salah, il Messi d’Egitto fa paura alle romane

Lunedì l'egiziano dovrà “fulminare” la Lazio, diretta concorrente per l'Europa. Giovedì sarà il turno della Roma in coppa

Redazione

Scompare, riappare ed è gol. Il Faraone mette un altro mattone nella piramide viola. Il sesto in sette partite. E anche un assist in 432': la media è di una rete ogni 72', dal suo sbarco a Firenze. Da decenni un giocatore non aveva un impatto così nel mercato di gennaio del campionato italiano. Semplicemente decisivo, Salah.

E pensare che, di mestiere, non fa nemmeno il centravanti. Ala destra (o sinistra), al massimo trequartista, con un sinistro letale. L'ultimo finisce all'incrocio dello Stadium (il gol dell'1-0 alla Juve in semifinale di Coppa Italia) e in ogni copertina d'Europa. Strano che uno come Mourinho (non Pincopallino) gli abbia riservato solo panchine (5), tribune (12), 18 minuti in campo e un bel goodbye. La Serie A – orfana di Cuadrado, ma con 33 milioni di rimborso ai viola – fatica a credere che Mohamed a Londra non servisse nemmeno a strofinare l'erba. La Fiorentina potrà riscattarlo fra un anno e mezzo per 15 milioni, ora lo Special One invia ogni domenica un emissario a seguirlo. Mica facile con lo sguardo.

LEO DELLE PIRAMIDI - Lo chiamano il Messi d’Egitto, è diventato anche il flipper viola, l'unico a mandare in tilt lo Stadium, quasi due anni dopo il Bayern. Sostituito al 74' non certo per la standing ovation (o i fischi), ma perché lunedì l'egiziano dovrà “fulminare” la Lazio, diretta concorrente per l'Europa. Giovedì sarà il turno della Roma in coppa. I compagni lo paragono a Pepito, gli s'accende lo sguardo quando fissa il pallone. Non importa che ci sia un partita, lui è integralista del pallone, più che musulmano. Nonostante la maglia numero 74, come i morti nella strage di Port Said. Bandite le polemiche sul suo presunto passato anti-sionista, seppure ai tempi di Basilea (la squadra dov'è esploso), quando affrontò il Maccabi Tel Aviv in Champions, si rifiutò di stringere la mano agli avversari israeliani; al ritorno fece finta d'allacciare gli scarpini. Dai suoi 22 anni c'è chi pretende militanza: una parte d'Egitto si indignò nel vedergli ritirare il premio di miglior giocatore in Svizzera con un triplo bacio sulle guance della presentatrice: «Ero imbarazzato, Dio sa che non volevo», dovette difendersi. A Firenze al massimo deve difendersi da oltre 400 sostenitori di tutte le età, che ieri lo assalivano all'aeroporto Vespucci: «Siam venuti sin qua per vedere segnare Salah». Ingorgo di followers anche sui social (1,5 milioni). La Fiorentina aprirà una pagina araba, Mohamed spunterà ancora dal nulla.