Negli anni della gestione Usa il modus operandi a Trigoria ha seguito sempre lo stesso filo logico: ipotizzare lo scenario economico peggiore e muoversi di conseguenza, scrivono Alessandro Angeloni e Stefano Carina su Il Messaggero.
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Roma, tutti i nodi di un Pallotta bis
La qualificazione in Champions diventa vitale. Se sfuma, certa la cessione dei big
Poi, se le cose fossero migliorate, tanto meglio. Stavolta non sembra essere il caso. I motivi sono diversi: 1) La Champions (e dote di 50-60 milioni) è appesa a un filo 2) Friedkin, dopo l'ultima offerta di 570 milioni rifiutata da Pallotta (benché il presidente continui a negare di averla ricevuta), è sempre più lontano 3) Il debito strutturale è salito a 278,5 milioni con il fatturato che in questo esercizio finanziario si assesterà sui 150-160 4) Il bilancio che si profila al 30 giugno farà registrare un passivo a tre cifre (-110 è il rosso ipotizzato). E questo senza contare, gli scenari futuri ormai dietro l'angolo. Ossia, ripartire al primo di luglio già con un passivo di 28 milioni dovuti alla mancanza di ricavi del botteghino e di un'altra ventina che corrispondono alle tre mensilità spalmate dai calciatori relative all'accordo sugli stipendi. Senza dimenticare che entro giugno 2021 - per rispettare i parametri Uefa - la società non dovrà registrare una perdita netta aggregata superiore ai 30 milioni.
Le linee-guida per Guido Fienga e soci sono tracciate: abbassare il monte-ingaggi di circa il 20% (da 140 a 115 milioni), adottare la politica che prevede, per i nuovi arrivi, un tetto agli ingaggi di 3 milioni netti, dare una sforbiciata alle commissioni degli agenti e dei mediatori (intorno ai 20 milioni). Il resto lo faranno le cessioni, alcune potranno essere dolorose, come già accaduto.
Discorso che grazie alla ripresa del campionato dovrebbe preservare Pellegrini e Zaniolo. Con un nuovo stop, i due tornerebbero in ballo. Per questi motivi centrare la Champions diventa vitale. Senza, il ridimensionamento è dietro l'angolo.
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