rassegna stampa

Roma, la svolta è obbligatoria

La svolta è obbligatoria, e il codice della strada stavolta c’entra poco. C’entra, invece, la Roma che con la partita di Monaco ha chiuso un mini-ciclo fatto di pochi sorrisi e di tante amarezze

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La svolta è obbligatoria, e il codice della strada stavolta c’entra poco. C’entra, invece, la Roma che con la partita di Monaco ha chiuso un mini-ciclo fatto di pochi sorrisi e di tante amarezze. Con prestazioni/risultati che hanno segnato sia le classifiche sia l’entusiasmo dei tifosi. Nulla di irrecuperabile, numeri alla mano: solo che nessuno nell’ambiente romanista era più abituato, almeno nell’ultimo anno e mezzo, a convivere con una situazione simile, e così conquistare domani i tre punti contro il Torino è diventato obbligatorio per mille e un motivo. Compreso il fatto che contro i granata si giocherà l’ultima partita prima di una sosta oggi più indispensabile che utile. Il mini-ciclo è durato 32 giorni, con sette gare (media 1 ogni 4,5 giorni): 4 sconfitte (Juventus, Bayern Monaco per 2 volte e Napoli), 1 pari (Sampdoria), 2 vittorie (Chievo e Cesena) per un totale di 7 punti, e quindi per una media di 1 punto a partita. Il momento peggiore della gestione Garcia, che viaggia su a una media-gara di 2,14 punti da quando è arrivato a Roma.

Se si vuol ritrovare un periodo peggiore come punti in 7 gare, occorre ritornare alla stagione 2012-13 quando, dalla 19esima alla 25esima giornata, la Roma riuscì a incamerare solo 5 punti: 4 sconfitte (Napoli, Catania, Cagliari e Sampdoria), 2 pareggi (Inter e Bologna) e una vittoria, quella firmata da Francesco Totti contro la Juventus. Un successo che a oggi rimane l’ultimo dei giallorossi in campionato contro i bianconeri. Se si vuole, invece, prendere in considerazione una situazione analoga a quella attuale (campionato più coppa), si deve ritornare alla stagione 2010-11 per trovare una striscia di gare così avara di punti. A cavallo tra febbraio e marzo 2011, in 7 gare ci furono 4 sconfitte (Napoli, Shakhtar Donetsk, Genoa - che costò la panchina a Claudio Ranieri - e ancora Shakhtar Donetsk questa volta con Vincenzo Montella in panchina), 2 vittorie (con Bologna all’esordio in panchina di Montella e Lecce) e 1 pari (Parma) per un totale di 7 punti, proprio come in questa stagione.

Nelle ultime settimane, in ogni angolo della città (e non solo) si è cercato di capire come mai la squadra abbia accusato un calo così vistoso, che non è stato soltanto di risultati ma anche di prestazioni. Impossibile certificare che la causa sia stata una soltanto; più corretto dire che c’è stato un ampio concorso di colpa. Cioè, sono stati molteplici i fattori che l’hanno determinato: una condizione atletica non ottimale, un po’ di usura in alcuni elementi-chiave per le tante (troppe) partite in fila e chi più ne ha più ne metta. Dopo aver proposto il 4-4-1-1 a Monaco, domani contro il Torino Garcia dovrebbe tornare all’antico, nel senso di 4-3-3, che è il modulo base della sua Roma. E, per l’ennesima volta, ci sarà un’abbondante rotazione di uomini, con il probabile ingresso in squadra di chi in Germania è stato a guardare in maniera parziale o totale. Tipo De Sanctis, oppure Totti, o ancora Pjanic e Gervinho. E pure Cole. Chi a Monaco c’era dall’inizio e ci sarà anche domani (Rudi permettendo) è De Rossi, che proprio contro i granata segnò (10 maggio 2003) la prima delle sue 49 reti in Serie A. Se in difesa i giochi sembrano fatti, a centrocampo e in attacco la situazione è meno fluida: uno tra Keita, Nainggolan e Pjanic, ad esempio, si accomoderà in panchina, mentre in attacco il ballottaggio vede in lizza Destro, Gervinho e Ljajic (favoriti) per due maglie. E Iturbe, a Roma Radio, sorridendo si è fatto fuori da solo: «Ora sono una pippa». Esagerato. Destro ha segnato un gol nelle ultime 4 gare all’Olimpico, alleato di Garcia in campionato: 24 partite sotto la collina di Monte Mario, 20 vittorie, tre pareggi e una sconfitta.