Tredici gol (su azione) in campionato (17 considerando la Champions), appena uno ogni 182minuti disputati (lo scorso anno la media scendeva a 103) con il 13% di realizzazione (13 su 101 tiri complessivi), a -11 da Immobile (che ha calciato 7 rigori) e – 9 da Icardi (che ha usufruito di 5 penalty). Analizzando meglio il campionato di Dzeko, scrive Stefano Carina su Il Messaggero, ci si rende conto quanto i numeri, a volte, regalino una fotografia parziale di un attaccante. E magari ci si accorge che l’attaccante con Di Francesco ha già lasciato il segno con il Napoli (doppietta), l’Inter e il Milan. In Champions, ha salvato i giallorossi a Londra con un’altra doppietta, contribuito al 2-1 col Qarabag e preso per mano i compagni di squadra nel ritorno dei quarti di finale contro lo Shakhtar: primo tiro in porta al 52’ e gol. Il tutto, senza contare il lavoro che lo vede spesso e volentieri iniziare l’azione offensiva della Roma a centrocampo.
rassegna stampa
Roma sulle ali di Dzeko
Il bosniaco continua a essere la punta più efficace di Di Francesco anche se ha segnato soltanto 17 reti
Di Francesco si affida ancora una volta a lui. Non lo ha mai messo in discussione, nemmeno quando si lamentava a settembre «per essere troppo solo» o quando a gennaio sembrava ormai partente e in una fase involutiva che non gli faceva inquadrare mai la porta avversaria. Tolto Alisson, che è sempre stato in campo dall’inizio alla fine, Edin è stato utilizzato sinora per 2491 minuti (recuperi inclusi), 28 in meno di Kolarov che tuttavia, aspettando Jonathan Silva, nel ruolo non ha una riserva pronta a farlo rifiatare.
Letale e spietato, ormai che ha tagliato il traguardo dei 32 anni, non lo sarà mai o lo potrà essere a periodi. Uno però che al momento è l’unico attaccante in circolazione ad aver segnato almeno 50 reti in tre dei cinque migliori campionati europei, non si trova dietro l’angolo.
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