I numeri difficilmente mentono, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Magari, come ama ricordare lo scrittore statunitense Gregg Easterbrook "li si può torturare abbastanza per far sì che confessino qualsiasi cosa". Per un centravanti, però, c'è poco da fare. I numeri sono spietati, cartina di tornasole del rendimento. Perché un 9, soprattutto nell'immaginario popolare, si pesa dai gol. Segni, fai il tuo dovere. Resti a secco, un po' meno. E vai poi a ricordare che per un allenatore la questione è un po' diversa, come lo stesso Mou ha spesso fatto presente. Il problema è che anche per gli attaccanti segnare è l'unica cosa che conta. Perché sono in pochi a pensarla come Cassano, per il quale "un assist è meglio di un gol". Figuriamoci Abraham, neo papà, che non vede l'ora di dedicare la prima perla al nuovo arrivato Amari. L'occasione arriva domani, contro la Real Sociedad, quando Tammy tornerà a guidare l'attacco giallorosso. Serve vincere contro i baschi e i gol chiamano loro due, Paulo e linglese. Rendimenti che viaggiano, per ora, su due binari paralleli: la Joya è già a quota 12, l'ex Chelsea malinconicamente è fermo a 7. Lo scorso anno si era preso la Roma sulle spalle e l'aveva portata a suon di reti (9) a Tirana, dove poi a sbrigare la pratica Feyenoord ci aveva pensato Zaniolo. Ora nel girovagare europeo può vantare soltanto il gol a Helsinki, su assist di Pellegrini. Poco, troppo poco per chi appena la stagione passata aveva chiuso i conti in giallorosso con 27 gol. Ad oggi siamo a - 20 e se è vero che mancano ancora tre mesi di partite, il ritardo è evidente.
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Il Messaggero
Roma, ora servono i gol di Abraham
Lo scorso anno si era preso la Roma sulle spalle e l'aveva portata a suon di reti (9) a Tirana
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