Più che l’ultima chiamata, è l’ennesima chance. Toccato il fondo domenica pomeriggio contro il Parma, la Roma può subito riscattarsi. Nel tardo pomeriggio, ore 19, ospita il Feyenoord nell’andata dei sedicesimi di Europa League, entrando ufficialmente nella sua quarta competizione stagionale. Da due è già uscita: il 10 dicembre l’addio alla Champions (fase a gironi), il 3 febbraio l’eliminazione dalla Coppa Italia (quarto di finale). Due sconfitte casalinghe, con lo stesso punteggio (0-2), contro il City e la Fiorentina. E, proprio dall’Olimpico, riparte la sua nuova avventura continentale che, per il prestigio e il bilancio, non è certo da snobbare. Per i giallorossi, insomma, l’ex Coppa Uefa deve diventare l’obiettivo principale, in attesa dello scontro diretto con la Juve, prossimo appuntamento nella capitale e in calendario lunedì 2 marzo, quando cercheranno di riaprire la corsa scudetto. Vale la pena, dunque, provare a riabilitarsi anche in campo internazionale, dopo le figuracce nelle uniche due partecipazioni: fuori con Ranieri ai sedicesimi nel 2010 e con Luis Enrique addirittura ai play off nel 2011. Nella bacheca di Trigoria c’è solo la Coppa delle Fiere che oggi non esiste più. E una finale, tra l’altro di questo torneo, manca da 24 anni (22 maggio del 1991 e coppa all’Inter).
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Roma, l’obiettivo è doppio
Proprio dall’Olimpico riparte la nuova avventura continentale dei giallorossi che, per il prestigio e il bilancio, non è certo da snobbare.
SITUAZIONE INDECIFRABILE - La Roma, seconda in classifica a 7 punti dalla capolista, non è più quella di un anno fa. Tatticamente fatica contro chiunque. Non gioca da squadra, è più fragile dietro e meno efficace davanti. Anche psicologicamente vacilla: poco carattere e tanta paura. In casa non vince in campionato dal 30 novembre (unico successo interno del 2015 contro l’Empoli in Coppa Italia e ai supplementari) e soprattutto, nelle ultime 7 partite, in 4 non è riuscita a segnare. Il Feyenoord, avversario inedito, capita al momento giusto: in questa competizione (ora Europa League e prima Coppa Uefa) i giallorossi fanno centro all’Olimpico da 16 gare consecutive. E da 14 anni: il 15 febbraio 2001, con Capello in panchina, la squadra che sarebbe poi diventata campione d’Italia fece cilecca contro il Liverpool (0 a 2).
PROMESSA AL PUBBLICO - «Il momento non è facile e i fischi di domenica ci possono stare: ma se i nostri tifosi vorranno vedere una Roma agguerrita, noi alle 19 saremo lì a dar battaglia». Florenzi ci mette la faccia, come già era successo dopo lo 0 a 0 contro il Parma, e garantisce al pubblico almeno l’impegno (previsti solo 25.000 spettatori dei quali 6000 olandesi che richiedono la presenza di più di 1000 agenti). «Non so se possiamo vincere questo trofeo. Abbiamo, però, la qualità per andare lontano: la squadra è consapevole di essere forte. Se lotteremo tutti insieme, dando sempre il massimo in campo, potremo arrivare in fondo». È quanto chiede Garcia ormai da qualche settimana: più disponibilità e più sacrificio.
Anche la società, per dar forza all’allenatore che ultimamente non ha convinto in pieno lo spogliatoio per il metodo usato nelle scelte, ha richiamato il gruppo all’unità: martedì Sabatini è stato chiaro e diretto con i giocatori. Il Feyenoord, capace di vincere il girone davanti ai campioni in carica del Siviglia (non prende gol in coppa da 284 minuti: ko in trasferta contro il Rijeka il 23 ottobre), si è un po’ ripreso in campionato: ora è terzo, anche se lontanissimo dal Psv, avanti 20 punti. La Roma, per interrompere il digiuno in Europa (ultimo successo il 17 settembre contro il Cska), si affida a Totti e a Pjanic, entrambi assenti contro il Parma (in porta, invece, spazio a Skorupski). Con la classe dei migliori, bisogna però ritrovare pure la corsa di tutti.
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