Mercoledì sera all’Olimpico la gente ha ritrovato la Roma ma perso la Champions. Come scrive Stefano Carina su Il Messaggero, lo 0-2 certifica, a meno di clamorosi exploit al Bernabeu, l’eliminazione dei giallorossi dall’Europa.
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Roma, l’altra Champions
Contro gli spagnoli la squadra giallorossa è stata rispettosa ma non timorosa, aggressiva ma non spavalda, logica ma non prevedibile. C'è fiducia per la corsa al terzo posto
La prestazione in campo, però, regala fiducia in ottica terzo posto e quindi per la Champions che verrà. Contro gli spagnoli la squadra giallorossa è stata rispettosa ma non timorosa, aggressiva ma non spavalda, logica ma non prevedibile. E quello che più conta con un’idea di gioco in testa.
In primis, sono visibili a occhio nudo i miglioramenti della linea difensiva che ora può finalmente definirsi come tale e non somigliare come in passato ad un elettrocardiogramma. Se il Real (70 gol in 24 gare di Liga e, prima di mercoledì, 19 in 6 partite ‘europee’) dopo 5 anni chiude il primo tempo di una gara di Champions senza mai centrare lo specchio della porta, non può essere un caso.
Merito di Spalletti anche esser riuscito a coinvolgere in toto la rosa. Il lavoro di Lucio è soprattutto tattico: si nota l’addestramento sui movimenti senza palla, sul pressing (ora armonico e non individuale), sui movimenti degli esterni, sul palleggio verticale e non orizzontale e sulla capacità di saper cambiare pelle anche durante la stessa partita.
Meno bene la fase offensiva. Per la mole di gioco profusa, la Roma segna poco. Giocare senza centravanti può essere utile e decisivo in determinati contesti quando non si vuole dare punti di riferimento. Ma alla lunga, bisognerà recuperare Dzeko e il suo rilancio passa per una ritrovata brillantezza fisica.
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