rassegna stampa

Roma, la viola è giallorossa

(Il Messaggero – A.Angeloni) A volte ritornano o spesso se ne vanno e non torneranno mai. Spesso vengono rimpianti (applausi), qualche volta detestati (fischi).

Redazione

(Il Messaggero - A.Angeloni) A volte ritornano o spesso se ne vanno e non torneranno mai. Spesso vengono rimpianti (applausi), qualche volta detestati (fischi). Questo in un monosillabo: ex. In Roma-Fiorentina ce ne sono tanti, ora come non mai. Roberto Pruzzo, ad esempio, dopo una brillante esistenza in giallorosso, con l’unico gol segnato con la maglia della Fiorentina ha mandando all’inferno la sua Roma in uno spareggio per l’Uefa datato Perugia 1989. Nel corso degli anni abbiamo parlato di Picchio De Sisti, di Ciccio Graziani, Franco Superchi, Aldo Maldera, Pietro Vierchowod, di Cristiano Zanetti e Gabriel Batistuta, big che hanno indossato entrambe le maglie. Qualche anno dopo Pruzzo, è toccato a Batigol: indimenticabili le sue lacrime dopo la rete vittoria contro i viola nell’anno dell’ultimo scudetto della Roma.

E oggi? Chi non è rimasto affezionato a Vincenzino Montella? Chi alla lunga non ha apprezzato il lavoro e la passione (giallorossa) di Pradè nel costruire una Roma competitiva tra mille difficoltà finanziarie? Chi non ha alzato la mano e urlato «Aquilani non si tocca, è un pezzo di cuore di Roma», quando Rosella Sensi decise di cederlo al Liverpool, firmando l’ultimo grande affare da presidente dei giallorossi? Per non parlare di Pizarro, amato per il calciatore che è e disprezzato per i suoi comportamenti discutibili all’epoca di Ranieri. Il Pek alla fine non andava bene per il calcio orizzontale di Luis Enrique e per quello verticale di Zeman. Per la Fiorentina, invece, sì e insieme con gli altri vengono rimpianti. Sono i casi della vita. Nei viola c’è anche un certo Cristiano Lupatelli, che Capello ha utilizzato qualche volta nella stagione 2000-2001 più come portafortuna. Ma quello scudetto è anche suo. La partita di sabato è un misto di rancori e amori.

La passione di Osvaldo per Firenze è nota, lì ha giocato due anni e mezzo, qualche gol importante, soprattutto legami affettivi, che spesso lo portano a fare un salto da quelle parti. Poi, Balzaretti e Lobont, con un passato dignitoso in viola. Di ben altra sostanza i romanisti che militano nella Fiorentina. Quello che Roma la sogna ancora la notte è Pradè, sicuramente Aquilani, mentre Toni ha un dolce ricordo di quei sei mesi intensi e quel boato per un suo gol in un Roma-Inter che stava per dare lo scudetto ai giallorossi. Pizarro, invece, insegue la sua rivincita, verso una squadra che lo ha scaricato. Montella è l’emblema dell’amore tradito. La Roma lo ha inventato come allenatore, lo ha scaricato, poi lo ha ricorteggiato infine per scaricalo di nuovo. Non è piaciuto il suo modo di fare, di pretendere, di voler organizzare. Ed ecco che la scelta è caduta su Zeman. E pensare che il boemo ha spesso inseguito Montella come giocatore e quando l’aeroplanino è planato a Trigoria, lui ha fatto le valigie. La scorsa estate è successo più o meno il contrario. Di giallorosso in viola ci sono anche il medico Luca Pengue e un ex delle giovanili a Trigoria, Daniele Russo, ora vice di Montella, più il preparatore atletico Emanuele Marra, anche lui made in Roma. Infine a fare l’osservatore un certo Stefano Desideri. Si può cominciare.