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rassegna stampa

Roma-Juve va in panchina

LaPresse

La sfida di domani viaggia tra ricordi, nostalgia e il mistero legato agli allenatori. Ranieri lascia, Allegri in discussione: la storica rivalità annullata dai dubbi sul futuro

Redazione

Bella o brutta che sia, la notizia (ufficiale) è arrivata: "Una volta firmato il contratto avevo già deciso. Sapevo che ero venuto a Roma nel momento del bisogno della mia squadra del cuore. Finito il campionato finisce il mio lavoro", la firma è di Claudio Ranieri, allenatore della Roma, che domani ospita la Juventus, con un altro tecnico quasi dismesso, Max Allegri, che - a quanto pare (oggi ne sapremo di più) - rischia di andare via lasciando a Torino un senso di liberazione, pur avendo vinto tanto. Due figure, Claudio e Max, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero che viaggiano in parallelo: allenano e svuotano gli armadietti, o quantomeno sarebbero invitati a farlo.

Se Agnelli vorrebbe cambiare (decisione ancora non ufficiale e vincolata all'esito del faccia a faccia), Pallotta deve (gli manca pure un ds: Petrachi si è promesso e ha fatto infuriare Cairo, che - per liberarlo - chiede giocatori della Primavera).  Belle le settimane in cui si è sognato Conte, chissà, magari a breve torneranno. C'è sempre un Sarri (o un Gasperini, che resta il papabile principe) dietro l'angolo, che potrebbe riaccendere i desideri sopiti dei tifosi della Roma, o tanti di loro. Ma come ha fatto capire, se non lo cacciano resta a Londra.

La Roma per ora non sceglie, aspetta. Aspetta che cominci il domino, che riguarderà inevitabilmente gente come Allegri, Valverde, De Zerbi, Gasperini, Gattuso, Giampaolo, Mihajlovic, ten Hag e pure Tuchel. Il piatto giallorosso è ricco o solo accettabile, a seconda dei punti di vista. Come dice Ranieri, però, "se non si fa lo stadio la Roma è destinata a stare dietro", ma comunque è una squadra - e lo dice più col cuore che con la ragione - da "promuovere"

Oggi Ranieri si ritrova a portare a termine un mini progetto con in testa un futuro che non c'è, con i giocatori - da Dzeko a Manolas - probabilmente distratti dal proprio destino, con tre partite da vincere e non è nemmeno detto che basteranno, anzi. E in sottofondo, un Roma-Juventus che fu e che oggi non può essere. Nostalgia.