Ci sono gol che cambiano la stagione. Quello di Lukaku si candida a diventarlo, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. La forza del boato espresso dall'Olimpico l'altra sera alla rete del belga, è come se avesse risvegliato il mondo Roma dal torpore. Di una stagione anonima, di addii annunciati, di lamentele tanto oggettive quanto stantie, di un perenne giorno della marmotta in attesa dell'ineluttabile. E invece, se ci si commuove ancora per un gol al Lecce (Romelu), se si festeggia dopo aver trionfato in Qatar sotto la Curva Sud come se non ci fosse un domani (Dybala), vuol dire che questa squadra ha ancora molto dire. E soprattutto lo ha Mourinho che oltre ai natali a Setubal deve avere anche qualche avo di Vicenza. Sì, perché le 9 vite dei gatti José se le è già divorate da tempo. Ormai di situazioni del genere è un collezionista seriale. Quando si stava per aprire una settimana di polemiche (al 90° i giallorossi erano undicesimi in classifica a -7 dalla Champions), contestazioni, divisioni e nuove riflessioni sul suo operato, per la prima volta nella sua storia la Roma ha ribaltato il risultato nel recupero. Non era mai suc-cesso. C'era andato vicino Zeman in una rimonta storica nel '98 in 9 contro la Fiorentina di Batistuta ma il primo gol, quello di Alenichev - propiziato da una serpentina di Bartelt - era arrivato all'89' prima dell'apoteosi di Totti sessanta secondi dopo. Stavolta ci si è voluti complicare la vita: la sassata di testa di Azmoun è al 91% la mandrakata di Lukaku al 94'.
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Roma, i giorni della svolta
Ci sono gol che cambiano la stagione e quello di Lukaku si candida a diventarlo
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