rassegna stampa

Roma eterna convalescente

LaPresse

La squadra va avanti con i soliti difetti: arrivano i punti, ma resta incompiuta. Di Francesco si aggrappa ai singoli non avendo più risposte dal collettivo

Redazione

Come la guardi, e non solo in campo, la Roma rimane divisa in due, scrive Ugo Trani su Il MessaggeroI risultati da una parte, le prestazioni dall'altra: la spaccatura è nella differenza che esiste tra il raccolto e il gioco. Abbondante da dopo Natale il primo, spesso sciatto il secondo.

I giallorossi, dal 26 dicembre, hanno conquistato gli stessi punti della Juventus che detta legge in serie A: 20 punti, con la serie utile di 8 match (6 vittorie e 2 pari). Ma proprio nelle più recenti gare di campionato, contro Bologna e Frosinone soprattutto, hanno conquistato 3 punti e ancora nemmeno loro sanno come hanno fatto. O meglio, la risposta c'è: il singolo che incide più del collettivo.

La Roma, insomma, è lì, vicina al Milan che è in vantaggio di 1 punto (e negli scontri diretti). E all'Inter (adesso, dopo il pari di Firenze, è a +3). Ma non dà alcuna certezza nella corsa al 4° posto. E ripropone con una certa frequenza i soliti vizi e i vecchi difetti.

Sbaglia l'approccio, incassa sempre gol per distrazione o per sufficienza, è lenta e sciatta nel palleggio, perde l'equilibrio e la compattezza a prescindere da chi ha di fronte. Anzi, quando affronta rivali di bassa classifica, va in cortocircuito.

Solo in Europa si ritrova, come se i riflettori della Champions dovessero ricordare a questi giocatori il percorso da grande che la proprietà Usa ha voluto per loro, come dimostrano gli ingaggi da top player che ora lo stesso Pallotta non è più disposto a concedere. Coppa e campionato, la bipolarità è inquietante.

Di Francesco, nella periodo cruciale della stagione (il derby e il Porto, le prossime 2 partite), è chiamato a dare un senso alla Roma. Che non ha più una traccia. E, invece di giocare a memoria, va a braccio o, in alcune fasi dei match, fa scena muta. Manca la formazione base: 34 diverse in 34 partite. Anche se all'allenatore, come del resto a diversi suoi colleghi, non piace la divisione tra titolari e riserve, ne vanno scelti 13-14 su cui puntare. Senza escludere nessuno, ma puntando sui migliori del momento.

Solo in 5 delle 25 partite del campionato la Roma non incassato reti: quasi da zona retrocessione. Non è vulnerabile la difesa, ma la squadra. Che con il 4-2-3-1, se manca la registrazione tra reparti, si allunga e diventa sbilanciata e scoperta. Ma se è questo l'assetto giusto, bisogna andare oltre Dzeko. Il copione migliora anche il campione. E si va sul sicuro.