La Roma di Claudio Ranieri non insegna calcio, né estetica, lo abbiamo capito, ma piace così, perché sa regalare sentimenti, perché ha più cuore che talento. E, a tre giornate dalla fine, mantiene vivo il sogno Champions, che è grande come la entusiasmante rincorsa che ha fatto da dicembre a oggi - scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero - con l'aggancio al quarto posto, dato il pari tra Bologna e Juve. Contro la Fiorentina arriva l'ennesima vittoria di questo sorprendente ciclo ranieriano, nato all'alba di una stagione che peggio con poteva cominciare: un successo pesante, non si sa quanto realmente meritato, almeno per le dinamiche di campo, per le occasioni, per l'atteggiamento -a volte - troppo rinunciatario. Qualcuno non si sarà divertito, avrà storto il naso, e pazienza. Ranieri bada al sodo, non inventa quello che non può e non mostra quello che non ha; punta a valorizzare ciò che gli riesce meglio, controlla, si arrocca, concede campo e palla agli avversari e, se non può fare qualcosa di diverso, si aggrappa al suo eroico portiere, Svilar. Una vittoria sporca, ma empatica, con un finale da calcio sul terriccio, palla lunga e pedalare, davanti senza attaccanti di ruolo, con i soli El Shaarawy e il piccolo Baldanzi a rincorrere chiunque, con Gourna-Douath a fare legna, e un Pisilli segugio.
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Il Messaggero
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