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Il Messaggero

Un anno romanista con Mourinho: lavoro, fede, tifosi e… arbitri

Un anno romanista con Mourinho: lavoro, fede, tifosi e… arbitri - immagine 1

Dodici mesi vissuti in pieno stile Mou, ha portato un milione di persone allo stadio, epurazione e liti, ma la squadra cresce

Redazione

Accadde un milione di tifosi fa. Oggi è un anno esatto. L’annuncio della Roma squarciò un pomeriggio sonnacchioso, di distratta pre-vigilia della semifinale di Europa League contro il Manchester United, su cui nessuno faceva grande affidamento dopo il 2-6 dell’andata. “La Roma è lieta di annunciare che José Mourinho sarà il responsabile tecnico della prima squadra…”. Bum. L’allunaggio era pronto, scrive Andrea Sorrentino sul Messaggero.

Iniziava l’era-Mourinho, a spaccare in due la storia recente della Roma, a.M. e d.M.: avanti Mourinho e dopo Mourinho. José si manifestò solo due mesi dopo, nell’afa di luglio a Ciampino. A Trigoria saltò subito su una Vespa, ma almeno in quello l’avevano preceduto i murales.

Sarebbero seguiti mesi molto mourinhani, e ci siamo ancora dentro, tra i suoi due grandi amori romani: Trigoria e il Vaticano, dove ormai è di casa. L’effetto più visibile della sua presenza, al di là delle polemiche, è lo stadio in amore: domani si supererà il milione di presenze in stagione, perché José ha sempre trascinato i suoi popoli.

L’uomo è rimasto lo stesso e anche l’allenatore: le solite 10 ore al giorno al campo, la rabbia sui giocatori che non lo seguono e le epurazioni, la cura certosina dei dettagli, gli Zalewski e gli Abraham che crescono, altri che non ci riescono, il gioco che non piace a detrattori e antipatizzanti (l’uomo divide per sua natura): e in effetti le squadre di José non rubano l’occhio, semmai vanno a fiammate. In questa fase positiva, molti stanno ammettendo che però sì, Mourinhoha lavorato bene alla Roma, chi l’avrebbe detto.

Ma l’uomo sa che bisogna temere i doni dei Danai. Del resto, già dopo Roma-Inter 0-3 c’era chi gli aveva dato del patetico, o del datato. Identica è rimasta la percezione che si ha di lui in Italia, a cominciare dai suoi vecchi amici arbitri, che non l’hanno mai digerito (ricambiati).

Alla lista ha aggiunto nomi nuovi, come i rampanti Rapuano Aureliano, e ovviamente Pairetto figlio di Pierluigi, al quale ha rivolto il gesto più iconico della sua annata, affinando quello già celebre delle manette: stavolta gli è bastato mimare un telefonino, ed ecco due giornate di squalifica. Ma ha anche trovato nuovi amici, come Gian Piero Gasperini, che ha parlato di campionato falsato dagli

arbitri: "Ha ragione Mourinho". Non è l'unico a pensarlo tra i colleghi, pochi lo ammettono.

Ha fede e va spesso in Vaticano, dove ha persino concesso un'intervista per l'Osservatore Romano al cardinale Tolentino, portoghese

come lui. Ha trascorso la notte di San Silvestro alla Caritas, ha visitato i bambini malati in ospedale. Si è tuffato dentro Roma, e ci si

trova a meraviglia: è stato l'incontro di due anime affini, che si sono trovate. Un anno con José non è stato affatto male, e chissà

come sarà il secondo. Ançhe se a Madrid pensano sempre a lui: per ora, José se ne infischia,