rassegna stampa

Quelle clausole che equivalgono a un cartello vendesi

Un tempo i club fissavano penali folli per scoraggiare gli acquirenti: ora sono dei "via libera" per la cessione.Si è verificato con Pjanic nel 2014, con Strootman e Mertens quest'anno

Redazione

Una volta le clausole risolutive (impropriamente chiamate rescissorie), come scrive Eleonora Trotta su Il Messaggero, avevano un prezzo proibitivo. Oggi, soprattutto in Italia, hanno un valore proporzionato o vicino all'effettiva quotazione del cartellino. "Vuoi che firmi? Allora definiamo un prezzo di cessione" chiede il giocatore al momento del rinnovo. Si è verificato con Pjanic nel 2014, con Strootman e Mertens quest'anno: sigla a 4 milioni per il belga del Napoli con clausola da 30 milioni, valida per l'estero dal 2018. E' rimasta invece a 25 quella di Schick, ad un passo dalla Juventus, nonostante i tentativi di Ferrero di alzarla a 40. Ma è il tesserato a decidere. Perché, tecnicamente, la clausola viene versata dal giocatore al momento dell'accordo con l'acquirente.

La nuova moda ha trasferito maggiore potere ai procuratori, sempre più liberi di trattare con i loro interlocutori.

Il maestro del settore è Mino Raiola: nel contratto del rinnovo di Donnarumma (termine 2018) vorrebbe una clausola molto bassa che gli possa consentire di partire senza problemi. La clausola è un argomento dominante pure nelle stanze del ds della Roma, Monchi. Non a caso, potrebbe essere introdotta nell'eventuale prolungamento di Manolas e nel contratto di Lorenzo Pellegrini.