Se Niccolò Pisilli avesse dubitato di sé lasciando Roma appena arrivato Manu Koné, non avrebbe coronato il suo sogno. Eppure le tentazioni per farlo vacillare c'erano, perché era richiesto da diversi club europei che avevano ancora l'opportunità di fare mercato. E che gli promettevano di giocare con continuità, a differenza della Roma dove la scalata sarebbe stata molto più ardua, scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero. Ma guardare la luna e non il dito è stata la strategia vincente, che lo ha spinto a non percorrere il sentiero più agevole. Ha convinto in allenamento quando De Rossi guidava la Roma e poi ha fatto lo stesso con Juric, tant'è che il croato ha svelato quanto lo stuzzichi la coppia composta da Niccolò e Manu. Pisilli quel sogno lo ha coronato ieri contro il Venezia, realizzando il gol partita che ha scacciato crisi e proteste. Esultando alla Tardelli, correndo verso la panchina con le braccia alzate, i pugni stretti e il volto emozio nato, felice e incredulo. Proprio come aveva fatto il campione del Mondo nella finale del 1982. Un momento memorabile quello vissuto dal centrocampista che certifica il passaggio da giovane calciatore della Primavera a professionista. Sono trascorsi appena quattro mesi da quella maledetta finale scudetto Primavera persa 3-0 contro il Sassuolo. Lui si era presentato davanti le te lecamere piangendo e singhiozzando, faticava a raccontare il dolore che provava ma suoi occhi pieni di lacrime valevano più di mille parole. Nicolò è questo, ha i colori della Roma dentro di sé, nato e cresciuto nel quartiere di Casal Palocco è stato prelevato da giovanissimo dalla scuola calcio "Helios" grazie agli scout giallorossi sparsi in tutto il territorio laziale. A Trigoria è partito dai pulcini, è stato lanciato in Primavera da Alberto De Rossi strappandolo all'under 18, dopo che l'anno prima aveva vinto uno scudetto con l'Under 17.
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Un momento memorabile quello vissuto dal centrocampista che certifica il passaggio da giovane calciatore della Primavera a professionista
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