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rassegna stampa

Petrachi: “Roma, il mio mercato furbo”

LaPresse

Il ds giallorosso: "Troppi prestiti? A volte ci si deve adattare alle esigenze"

Redazione

"Non faccio i tarocchi, non sono un veggente". Così Gianluca Petrachi, otto giorni dopo la fine del mercato, che lo ha inghiottito per tre lunghi mesi, forse anche di più, risponde a chi gli chiedeva le prospettive della Roma, se fosse o meno squadra in grado di raggiungere la Champions. Sincero, qui, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.

Soddisfatto degli acquisti, zero rimpianti e felice anche per il mercato in uscita. "All'80% ci sono riuscito, è rimasto qualche residuo che ci sta in una rosa così ampia. Sono contento di come sia andata. Sono convinto di aver creato, insieme a tutta la società, qualcosa su cui far rinascere l'entusiasmo e l'orgoglio romanista".

Troppi prestiti, forse. Categoria di calciatori sempre a rischio. "A volte ci si deve adattare alle esigenze. Per Smalling e Mkhitaryan era difficile impostare un certo tipo di discorso o ragionamento a quarantotto ore dalla fine del mercato. Si sono create delle opportunità per fare operazioni furbe".

La questione Baldini, poi.  Petrachi chiarire che non c'è la mano di Baldini sugli acquisti inglesi di Smalling e Mkhitaryan, precisando che "Franco mi aveva segnalato che Micki poteva liberarsi dall'Arsenal". Come a dire: dovevo pagarlo, poi l'ho preso gratis. Il ds precisa come Baldini non abbia "mai intralciato il mio lavoro, è stato al posto suo". Al posto suo, cioè al fianco di Pallotta. "Quando sono venuto alla Roma gli avevo chiesto di avere rispetto dei ruoli. Non ho avuto problemi con lui, è rimasto al posto suo tenendo le giuste distanze imbastite all'inizio e sono contento di come sia stato bilanciato il lavoro. L'operazione Smalling, Franco, non la conosceva neanche".

Il punto fermo del mercato di Petrachi è Dzeko. "Io ho sempre sperato di tenere Dzeko, perché secondo me quello che è successo prima, nell'anno difficile che ha passato la Roma, ha pesato sul suo umore e gli ho fatto capire che il vento stava cambiando, che le situazioni si stavano modificando e che stava nascendo una Roma diversa. Il prezzo che ho posto all'Inter quando l'ho incontrata a maggio (ufficialmente era ancora il ds del Toro, ndr) non è mai arrivato, evidentemente Edin non era così importante per l'Inter".

Gonfia il petto, Petrachi, per non aver abbassato la testa nemmeno davanti alla Juve e sulla questione Rugani-Riccardi. "Questa forza d'urto è stata compresa da tutti. Marotta, Paratici tutti hanno capito che a Roma non possono venire a dettare legge, a fare i prepotenti. Non siamo la succursale di nessuno".

Infine la questione monte ingaggi, che nella Roma è troppo alto. "Il nostro lo è molto. Su questo dobbiamo migliorare e miglioreremo nel corso del tempo, cercheremo di riequilibrare le cose. Ora il livello è un po' sfalsato, io proverò a ricalibrare il tutto tenendo altissimo il tasso qualitativo". La mission più complicata.