rassegna stampa

Per gli ultrà il campionato è già finito, comunque vada

Post e foto degli striscioni pubblicati sui social: la Curva Sud contraria alla ripresa

Redazione

Dal post allo striscione: gli ultrà della Roma hanno lasciato la piazza social e sono passati, con la Fase2, a quella reale, scrive Piero Mei su Il Messaggero.

In più punti della Capitale sono sbocciati, come in un flashmob, pensieri e parole relativi al calcio ai tempi del coronavirus.

Alcuni di questi striscioni: una scalinata intera che recita gradino per gradino “Il concetto è chiaro: per voi conta meno la salute del denaro. Finché l’emergenza non è finita, nessuna partita. Società e calciatori donate soldi e tamponi a famiglie e dottori”; uno è più stringato e filosofico:“chi muore, chi soffre e… chi lucra. Stop al campionato”.

Ce n’erano anche altri in giro per Roma, e forse testimoniavano un pensiero che non è soltanto tinto di giallorosso. Gli ultrà, o comunque gruppi di tifosi più o meno organizzati, hanno partecipato attivamente alle azioni di solidarietà che varie squadre hanno messo in campo contro il coronavirus, proponendosi come volontari per la consegna di cibo e altri generi di sopravvivenza ai “correligionari” più anziani o in difficoltà.

Ci sono svariati pensieri dietro e dentro questi striscioni, buoni e cattivi pensieri: che calcio sarebbe mai quello che ci farebbe vedere i calciatori come pesci rossi in un acquario a favore di telecamera? Che ne sarebbero mai, chissà per quanto tempo, le nostre domeniche di ultrà privati di congiunti e amicizie stabili oltre che del posto in curva, gomito a gomito? Che fine farà mai quel potere, per quanto ridotto nel tempo, di condizionamento delle politiche societarie e quel po’ di guadagno che si faceva trafficando in gadget e biglietti? E poi, questo sì tinto di giallorosso, che sarebbe mai della vita da ultrà se il campionato riprendesse e la Lazio vincesse lo scudetto? E chissà che questo “spavento” non suggerisca più della domenica che lascia fuori dalle porte, del potere che si perde e così via con la “mentalità ultrà”.