C'è ricaduto. Un'altra volta. A Roma-Milan, come accaduto domenica a Torino, Pellegrini dove va fare soltanto presenza in panchina, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Da giorni si portava dietro una noia muscolare. Poi, infortunatosi Aouar poco prima della mezz'ora, Mourinho gli ha chiesto di entrare. E Pellegrini, non ha saputo dire di no. Una volta in campo la problematica all'adduttore lungo della gamba sinistra si è acuita e a fine partita gli ha presentato il conto: principio di lesione. Era il primo settembre. Nel frattempo arriva la chiamata di Spalletti in Nazionale. La prima, quella alla quale nessun calciatore sa dire di no. Lorenzo risponde quindi presente. Tempo 4 giorni e alla vigilia del match contro la Macedonia, suo malgrado, alza bandiera bianca. Torna a Trigoria per provare a mettersi a disposizione per la gara con l'Empoli. Non ci riesce. Anche perché nel frattempo, mentre si cura l'adduttore lungo sini-stro, avverte un risentimento al flessore destro. È il bignami del calvario del capitano giallorosso dell'ultimo mese. Un tunnel dal quale Lorenzo è uscito domenica, iniziando a vedere la luce. A Torino, sia per il campo che per una condizione ancora da ritrovare (aveva un allenamento alle spalle) non è entrato. Cosa che invece vuole fare giovedì a Genova. Più probabile in corsa che dal primo minuto.
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A Torino, sia per il campo che per una condizione ancora da ritrovare (aveva un allenamento alle spalle) non è entrato
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