Una questione di feeling. Il feeling, che a Paulo Dybala, in questo periodo è un po' mancato. Il feeling con il campo, con la palla. Con la sua caviglia, "uccisa" da un colpo maldestro di Palomino lo scorso 24 aprile a Bergamo, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Una botta e la Joya si è spenta. La Roma gli ha fatto un grosso regalo, conquistando la finale di Europa League contro il Siviglia, il prossimo 31 maggio, a Budapest. Ora lui deve metterci del suo per arrivare li, al top della condizione. Mou lo ha assecondato, non lo ha stressato, chiedendogli troppi storzi supplementari in questo ultimo mese: lo ha mandato in campo solo per 19 minuti contro l'Inter e 13 nella semifinale di andata contro il Leverkusen, due presenze leggere nel totale delle sei partite giocate dalla Roma. Paulo ha saltato quella con il Milan, con il Monza e con il Bologna (solo al Dall'Ara non figurava nemmeno in panchina), in più il ritorno di Leverkusen. Dal un recupero (quasi) passivo, Dybala deve passare al recupero (quasi) attivo, ovvero dal lettino della fisioterapia o allenamenti differenziati e/o in gruppo, alla partita. E' chiaro come l'argentino non abbia i novanta minuti nelle gambe e per questo deve cominciare a giocare, perché da qui al 31 mancheranno solo nove giorni, con due occasioni di campionato per allenarsi: oggi con la Salernitana, e poi a Firenze con la Viola.
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Paulo, minuti di vera Joya
E' chiaro come l'argentino non abbia i novanta minuti nelle gambe e per questo deve cominciare a giocare
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