Affidatosi da poche settimane a un rinomato mental coach, uno di quelli che si fanno pagare anche solo per dirti “Buongiorno, oggi c’è il sole”, Patrik Schick è riuscito a segnare uno dei gol più veloci della storia della Roma alla prima partita da coccolato o stimolato speciale, come scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero.
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Patrik rinasce sotto il segno del mental coach
Doppietta di Schick alla prima partita dopo l'ingaggio di un motivatore. Frutto del caso o della novità?
Non solo quello, però: due gol e un assist di tacco, il suo bottino finale. Frutto del caso, del valore modesto dell’avversario o davvero potere del potere mentale? Chissà.
Se Schick davvero dovesse riuscire a sbloccarsi mentalmente (non è questo il suo problema?) per Eusebio Di Francesco sarebbe un’ottima notizia. Calma, ma prendiamo atto di tutto. C’era curiosità, poi, per capire se il Flaco, fatto arrivare la scorsa estate a Roma da Parigi in cambio di 24,7 milioni di euro (commissioni escluse), fosse ancora vivo. Sportivamente parlando, sia chiaro. Perché a un certo punto, nemmeno troppo tempo fa, Javier Pastore, il fiore appassito all’occhiello di Monchi, era sparito dai radar.
Un test semplice sulla carta,ma solo per chi ha gambe e testa per affrontarlo nella maniera corretta. Eccolo, allora, il punto: Pastore è ancora un vero calciatore? L’interrogativo della vigilia ha trovato risposte emblematiche, altalenanti, spesso contrastanti durante il gioco. Pastore non corre: cammina. È inevitabile pensare che la sua condizione atletica sia ancora (molto) deficitaria, e questo in qualche modo lo assolve da ulteriori critiche. Ma alzi la mano chi dal Flaco ieri sera non si aspettava qualcosa in più. E il gol per il poker romanista, ne converrete, conta fino a un certo punto. Pastore è stato preso dalla Roma per essere un titolare, non può/deve ridursi al ruolo di stabile comprimario. Lo rimandiamo ad altra data, quando avrà una forma migliore. Ma che abbia bisogno anche lui di un mental coach?
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