Pari e rabbia. Roma in nove e Dybala ko

Quattro tocchi di prima. Come se fosse una danza. Soave, leggiadra ma tremendamente incisiva. Dybala inventa, Lukaku decide. Sembra il prologo di una serata da ricordare. E in qualche modo, la Roma se la ricorderà comunque a lungo. Perché dismesso il fioretto, ad un certo punto entra in gioco la spada che permetterà ai giallorossi, con una prova gagliarda e coraggiosa, di pareggiare 1-1 in 9 uomini e restare quarti in classifica, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Rimane tuttavia il rammarico che per 23 minuti i ragazzi di Mou, al di là dello svarione su Nzola (bravo nell'uscita Rui Patricio), dominano la Fiorentina. Sfiorano il raddoppio con Dybala e danno l'idea di poter prendere il largo da un momento all'altro. Non hanno però fatto i conti con il vero problema della stagione. Che non è da individuare nel gioco, negli uomini, nelle strategie del tecnico, nel silenzio dei Friedkin ma nella fragilità che accompagna questo gruppo. Paulo, dopo un contrasto con Arthur, alza la mano. Si tocca prima il ginocchio, in un secondo momento il flessore della coscia sinistra e con una smorfia lascia il campo. Da lì in poi, inizia un'altra partita. Che la Roma controlla per un'ora. Ma che poi faticherà maledettamente a pareggiare. E non dipende da Azmoun, il sostituto dell'argentino, che in quanto a impegno e classe ha poco da invidiare a tanti suoi colleghi in serie A. Il problema è che la Roma gioca sempre con il terrore di essere al limite. Fisico, in primis, che poi va a influire inevitabilmente sull'aspetto mentale. Perché a giro, come ieri sera sul più bello, si ferma sempre qualcuno. Una volta Pellegrini, un'altra Sanches, per non parlare di Smalling e Spinazzola (out nel pre gara). Addirittura Azmoun, entrato al posto della Joya, alza bandiera dopo appena 36 minuti!

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