rassegna stampa

Omicidio Esposito, i giudici: “De Santis voleva uccidere”

I giudici respingono la tesi della legittima difesa sostenuta dei legali dell'imputato

Redazione

Nessuna legittima difesa: quando ha sparato verso il tifoso napoletano Ciro Esposito, l'ultrà della Roma, Daniele De Santis, ha esploso cinque colpi «ad altezza uomo», come riporta Michela Allegri su Il Messaggero.

È scritto nelle motivazioni con cui la Cassazione, il 25 settembre scorso, lo ha condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio di Ciro. Per i giudici, «De Santis aveva provocato la situazione di pericolo» e «aveva poi assunto una reazione non proporzionata all'offesa». Ha sparato più colpi «in rapida successione» e quattro proiettili hanno colpito e ucciso la vittima, a Roma, poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, nel maggio 2014. Confermando la sentenza d'Appello, la I sezione penale sottolinea che ci fu «un contatto fisico» tra il giovane napoletano e De Santis. Probabilmente Ciro aveva dato un pugno all'ultrà che, cadendo, si era rotto una gamba. Il sangue del romanista era finito sul cappellino di Ciro e sulla pistola usata per uccidere.

I giudici respingono la tesi della legittima difesa sostenuta dei legali dell'imputato: secondo la Cassazione, gli spari non erano stati una risposta all'aggressione fatta da un gruppo di napoletani.