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Non è più la Roma dei romani

Redazione
Sembra trascorsa una vita dalla scenografia della Sud che recitava "Figli di Roma, capitani e bandiere... questo è il mio vanto che non potrai mai avere"

C'era una volta la Roma dei romani. Che a dirla così si passa nella migliore delle ipotesi come boomer. Se invece si è poco avvezzi ai termini anglosassoni te la puoi cavare con un vecchio rimbambito, ancorato ad un calcio che non c'è più. Quale sia la versione preferita, a meno di sorprese dell'ultima ora, domenica farà un certo effetto leggere l'undici iniziale giallorosso al derby senza ritrovare un ragazzo nato in città in campo. Sembra trascorsa una vita dalla scenografia della Sud che recitava "Figli di Roma, capitani e bandiere... questo è il mio vanto che non potrai mai avere", un modo elegante 10 anni fa, non 50, per sottolineare come la romanità da sempre è stato un carattere distintivo di questa squadra, che non a caso negli ultimi decenni ha avuto sempre o quasi, capitani autoctoni o quantomeno calciatori nati in città che ne vestivano la maglia. Forse da un lato non avere nemmeno un romano in campo dal via (Pisilli e Pellegrini partiranno dalla panchina) e per la prima volta non conoscere ad oggi chi sarà il capitano domenica, è un aspetto al quale non si era abituati. Perché sul tema della fascia - già sviscerato in estate e a fatica messo a tacere sotto la cenere nella roulette delle presenze se gioca El Shaarawy, tocca a lui. Se però non c'è il Faraone, e Gasp gli preferisce El Aynaoui, è Cristante.

Se dovessero mancare entrambi ⁠ipotesi a dir poco remota - sarebbe il turno di Pellegrini. Anzi no. Perché Lorenzo dal 1' - considerando l'attuale stato di forma e le panchine con Pisa e Torino - sarebbe forse una sorpresa troppo grossa anche per Ranieri, un altro romano che domenica sarà in tribuna ma lo scorso anno vinse il derby d'andata puntando le sue fiches proprio rilanciando il numero 7. E allora, in quel caso, sarebbe eletto Mancini che romano non è ma forse è quello che si avvicina di più ad esserlo.