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Nela: “I Friedkin hanno affidato la comunicazione a Mourinho”

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L’ex terzino sinistro della Roma – campione d’Italia 1982-83: "Con Pallotta la Roma avrebbe potuto vincere una Champions tenendo i migliori, ma quando vivi sull’import export, ottenere risultati è dura"

Redazione

"Come va la salute? Bene, non posso lamentarmi. Nove anni di lotta con la malattia. Ora è tutto ok, ma non nascondo che quando devo fare i controlli, ogni cinque mesi, la settimana precedente non sono serenissimo.  - dice Sebino Nela intervistato da Stefano Boldrini su Il Messaggero - Il cancro ti cambia la vita. Cambia le priorità e la percezione delle cose. Taglia con un colpo di accetta tutto il futile, comprese quelle arrabbiature quotidiane per episodi irrilevanti. Io ho affrontato la malattia mettendo tutto me stesso". Nela arriva a Roma nel 1981 per giocare fino al 1992. Poi ci torna nel 1994, dopo aver chiuso con il Napoli. "Non ho mai lasciato Roma. Sono arrivato in questa città 41 anni fa, ci ho costruito la mia vita affettiva e personale. Fa male vedere la sua bellezza millenaria degradata: colpa degli amministratori incapaci e dei cittadini incivili".

Quali furono le ragioni di quel ciclo della Roma?

"Un presidente illuminato, un ottimo allenatore, una squadra di grandi giocatori, un grandissimo capitano". Viola? "Un fuoriclasse. Costruì nel tempo una squadra di alto livello, aggiungendo ogni anno una o due pedine importanti". Liedholm? "Un allenatore con grandi intuizioni. Mi prese alla Roma dal Genoa appena promosso in serie A. Giocavo difensore centrale, ma disse subito che mi vedeva esterno. Aggiungo tre nomi. Di Marzio: mi insegnò quasi tutto. Simoni: un signore. Radice: bella persona. L’anno del Flaminio e del quinto posto fu una delle stagioni migliori".

Rapporti con gli ex di quell’epoca?

"Abbiamo una chat per tenere i contatti. Ogni tanto si organizzano cene".

Tutti d’amore e d’accordo?

"Mah, ci sono diversità di opinioni, come è naturale che sia. C’è chi si è speso più per gli altri e c’è invece chi ha pensato a se stesso".

Talvolta, parlando con gli ex in generale, molti lamentano il fatto di essere stati dimenticati dai club.

"Non basta il curriculum da calciatore per ricoprire un ruolo in una società. Bisogna studiare. Io ho seguito tutti i corsi possibili".

Il giudizio sulla Roma di Pallotta?

"A Roma sono passati fior di giocatori, ma sono stati rivenduti. La Roma avrebbe potuto vincere una Champions tenendo i migliori, ma quando vivi sull’import export, ottenere risultati è dura".

La Roma dei Friedkin?

"Non parlano mai, ma questa è la loro strategia da quando sono arrivati. Si sono fidati e affidati alle straordinarie doti di un grandissimo comunicatore come Mourinho".