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rassegna stampa

Mourinho, vincente e provocatore: “Non vedo l’ora, daje!”

Getty Images

Il tecnico ha voglia di rilanciarsi dopo le delusioni col Tottenham: "Convinto dalla passione di tifosi"

Redazione

Ci sarà anche chi, di Mourinho, ricorderà gli ultimi tre esoneri, di fila: dal Chelsea, dallo United e dal Tottenham. Tutti e tre in Premier, la sua comfort zone, lì è esploso, lì si è sentito a casa per anni. Ma di Mourinho, forse, al di là del suo impatto mediatico, è giusto ricordare i successi,venticinque i titoli messi in tasca, che lo hanno reso speciale. Nella Capitale, se dovesse vincere, arriverebbe alla santificazione, visto che la Roma non alza un trofeo dal 2008. Da quando ha lasciato l'Inter dopo aver vinto il triplete, Josè ha vinto poco per i suoi standard, ma quel poco basta alla Roma per campare di rendita per decenni: il tripletino con lo United, fatto da Europa League, Coppa di Lega inglese e Community Shield. E' l'unico allenatore ad aver raggiunto la finale di Coppa di Lega inglese con tre squadre diverse, Chelsea, Manchester e Tottenham, anche se con gli Spurs si è lasciato male (86 gare complessive: 45 vittorie, 17 pareggi, 24 sconfitte), detestato da molti giocatori, un qualcosa che va in controtendenza con quanto fatto vedere in passato.

Ha combattuto e vinto - racconta Alessandro Angeloni su 'Il Messaggero' - contro il rumore dei nemici, in Spagna aveva Guardiola, qui Ranieri e Spalletti, in Inghilterra è passato da Ferguson a Conte, fino a Wenger. Si è creato il vestito di anti juventino. Non ha bisogno di ammiccare ai tifosi, ma quando ci prova, li ipnotizza. E' già un idolo da queste parti. Come lo è stato a Milano, quando il primo giorno si è presentato dicendo "non sono un pirla". Poi ha litigato con buona parte della stampa e questo gli ha fatto aumentate la popolarità. Mourinho, oltre a essere un tecnico vincente, è anche un condottiero, un capopopolo. Roma si è già scaldata, pronta a mettersi le manette e andare in guerra con José. Che sia special o che sia ora normal.

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