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Mourinho scuote la Roma: “Giochiamo con lo spirito della nostra gente”

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Il tecnico giallorosso: "Lo stadio è pieno e ne sono felice: il derby senza tifosi non è derby e per questo sarà più bello"

Redazione

C’è un vento contrario che tira verso Trigoria: la Roma è sfavorita nel derby, sensazione che gira nell’aria e non lo sostiene solo Zeman (“non rispondo a uno che ha fatto la serie B, io ho vinto venticinque titoli”, la risposta di Mou, la stessa di qualche anno fa). Sembra quasi che la Roma, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, debba affrontare i marziani: la Lazio sta meglio, gioca meglio, è avanti in classifica. È più squadra e via discorrendo. Poi? Non basta per dire che la squadra di Mourinho partirà battuta e uscirà con una sconfitta, la seconda dopo quella dell’andata. Perché il calcio è strano, lo sono ancor di più i derby, quelli della Capitale poi… José ne ha giocati un’infinità, 98. “Difficile dire quale sia il più bello. Ora c’è questo e questo gioco per i tifosi della Roma. Lo stadio è pieno e ne sono felice: il calcio senza tifosi non è calcio, il derby senza tifosi non è derby e per questo sarà più bello. Io quando gioco il derby non gioco pensando a me stesso, ma a chi storicamente ha dato il sangue, quelli che vivono come tifosi". La Roma è quella che arriva sempre fino in fondo, che non muore mai. Lo dicono i risultati ottenuti nei finali, dalla vittoria contro il Sassuolo in casa fino all’ultima contro il Vitesse, salvata da una testata di Abraham nel recupero. Questa è la sua forza (e il suo limite), di restare sempre in partita e lo Special ne è orgoglioso, lo ha sottolineato anche ieri in conferenza stampa, ricordando pure il derby di andata che stava per essere recuperato al fotofinish. Di problemi contingenti, inevitabilmente, la Roma ne ha, oltre a quelli cronici: Pellegrini è uno di questi. Il capitano è reduce dall’influenza, non mancherà ma non è al top. Il dubbio tattico è a sinistra, Mourinho ha la forte tentazione di lanciare Zalewski (provato anche ieri), come regista esterno. Il giovane polacco porta palla, ha l’eleganza giusta e la tranquillità del veterano, non ha la caratteristica del difensore e da quella parte Felipe Anderson sa essere una freccia (a Udine, la Roma ha sofferto proprio dalla sua parte, e con avversari inferiori al brasiliano). L’alternativa è Vina.