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Mourinho, il Portogallo può attendere

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Il procuratore Mendes incontra la Federazione: niente doppio incarico, ora José vuole pensare soltanto alla Roma. Ma a giugno i Friedkin devono fargli la squadra, altrimenti...

Redazione

Se è vero che i sogni muoiono all’alba, quelli di 10 milioni di portoghesi e soprattutto di Fernando Gomes, presidente della Fpf, l’equivalente della nostra Figc, hanno dovuto attendere soltanto qualche ora in più. Il tempo di dare un’occhiata ai quotidiani portoghesi, di capire come la vicenda stesse ‘montando’ anche in Italia. La Roma - scrive Stefano Carina su 'Il Messaggero' - ha deciso ieri, anche alla luce dell’incontro notturno andato in scena tra l’agente Mendes e Gomes, di far trapelare il proprio punto di vista. Netto, diretto, senza possibilità di equivoci: José Mourinhoè e continuerà ad essere l’allenatore della Roma. Nessuna possibilità di doppio incarico, tantomeno di rescissione unilaterale immediata. I Friedkin non prendono minimamente in considerazione la possibilità di condividere il proprio allenatore - lautamente pagato (quasi 8 milioni netti) - con qualsiasi altro tipo di soggetto. Non sarebbe stata e non sarà, se dovesse ricapitare in futuro, una scelta tra la Roma e il Portogallo quanto tra la vita da tecnico e quella di selezionatore. Fine della telenovela? Probabile. Almeno sino a giugno perché ora, inevitabilmente, si apre un altro capitolo.

Il corteggiamento portato avanti dalla federazione portoghese, regala infatti ulteriore forza a Mourinho agli occhi della piazza giallorossa. E questo vuol dire soltanto una cosa: più peso al tecnico per poter richiedere ulteriori acquisti. Già a marzo, José saprà come e quanto la Roma potrà investire. Del resto non è passata inosservata l’insoddisfazione emersa nell’ultimo mese, tra termini coniati e riflessioni a voce alta anche in contesti. Mou vuole alzare l’asticella. Subito, non c’è più tempo da perdere. Dybala e Winaldum non bastano. Dal suo arrivo, ad esempio, chiede un uomo d’ordine in mezzo al campo, per non parlare poi del centrale difensivo di piede sinistro capace d’impostare.

Al suo arrivo il tecnico parlò di un programma triennale per diventare grandi. Ora è meno convinto della possibilità di riuscirci. E la stagione 2023-24 è più vicina di quanto si pensi. Non è un caso che persone che lo conoscono bene, da vicino e da tempo, temono che Roma e la Roma stiano esaurendo quell’effetto appagante di tornare a sentirsi il numero 1. Mou deve competere per vincere: se non ci riesce si incupisce e torna irrequieto, irascibile. Scenario che a Trigoria hanno ben chiaro e che hanno provato già ad arginare con Pinto che un paio di settimane fa ha chiamato in causa i "paletti imposti dal fair play finanziario". Un modo garbato per porre freno alla bulimia di acquisti alla quale aspirerebbe José. Non però alla sua voglia di competere ai massimi livelli. A Roma o altrove.