Dalli al tiranno, come al pupazzone del Luna Park. Quando un antipatico cade c'è gran gusto nell'infilzarlo e sbeffeggiarlo, se ne prova un piacere feroce, catartico, scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Si sradica la statua dal piedistallo per infierire, poi ci si sente meglio. Così è logico che l'ultima Roma, una vittoria su sei e 8 gol concessi al Bodø/Glimt, si porti dietro una slavina di critiche, e visto che l'identificazione tra Roma e Mourinho è perfetta (si guarda la sua squadra ma si ha davanti lui: sempre stato così), sul tecnico piovono pietre, e giudizi e commenti acidi, definitivi, a volte offensivi. Ammesso che sia ancora Special, si obietta, ed è il dubbio strisciante. Ha perso il tocco come si sospettava in Inghilterra? O è ancora il vecchio drago, circondato da lillipuziani non alla sua altezza? La Roma è entrata in un vortice tra inadeguatezze proprie ed eventi avversi tipici dei momenti-no (arbitri a parte, si pensi al surreale palo di Mancini contro il Bodø), i giocatori sono calati di schianto, il tecnico si dibatte in una coperta sempre più corta: se cementa il blocco difensivo limita i danni, ma non punge; se attacca troppo, si espone altrettanto. Gli arbitri hanno fatto i loro disastri, hanno pesato, fanno parte del periodo nero. E Mourinho non riesce a invertire la rotta, furente col mondo, stizzito con i giocatori in pubblico dopo le urla in privato in queste settimane, che non hanno sortito effetti (altra inquietudine). L'altra sera però ha mandato misteriosamente a immolarsi Abraham in pressing uno contro due sui centrali avversari, l'inglese si è sfiancato senza impedire ai norvegesi di impostare. Ancora pesante la manovra negli ultimi 30 metri, niente schemi risolutivi e pianificati, ma quello di Mourinho è un calcio situazionista, istruisce i giocatori a raffinare l'istinto e l'estro nella battaglia poi ci devono pensare loro, lui li prepara al resto; nella vita due partite le ha vinte, si vede che funziona. Ma la squadra gli sfugge. Ora cerca soluzioni in affanno e in confusione, riabilita gli ex epurati ma alla rinfusa, forse li ha puniti troppo, ottiene più che altro reazioni d'orgoglio nei secondi tempi, ha attaccanti spenti. Non ritrova il tocco perché pizzica corde sbagliate o nei punti sbagliati, del resto non ha una squadra per lui: poco fisica dalla cintola in giù e con troppi che portano palla dalla cintola in su, il contrario delle sue idee. Ma urgono correttivi tattici, modifiche, sacrifici. Si può giocare anche 4-3-3 con Pellegrini centrocampista, più due ali con meno compiti di copertura per assistere meglio Abraham. Ci penserà Mourinho, tocca a lui, Roma lo aspetta alla prova, l'altra sera ha fischiato di delusione. Ma c'è un problema di qualità generale, evidenziato da certe prestazioni individuali.
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Mourinho è ancora Special?
Ha perso il tocco come si sospettava in Inghilterra? O è ancora il vecchio drago, circondato da lillipuziani non alla sua altezza?
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