Ogni volta, un fallimento. L’Africa proprio non riesce a saltare l’ostacolo mondiale: fatica, si inceppa, arranca, si stanca, manca. Questione di mentalità, questione di ingenuità, che evidentemente non è solo l’anagramma di genuinità. Anche il Mondiale brasiliano ha confermato finora la tradizione. Il Camerun, la Nigeria, il Ghana, l’Algeria: ecco le bandierine ammainate e completamente seppellite sotto una coperta di gol, nove complessivi in quattro squadre, per la precisione. Soltanto la Costa d’Avorio di Gervinho e di Drogba, per la verità, pare accreditata di un percorso al più dignitoso: la nazionale del ct francese Lamouchi, del resto, è seconda nel proprio girone e, dunque, ha la concreta possibilità di acciuffare la promozione agli ottavi. I fratelli Tourè, però, hanno lasciato il ritiro per la morte di un altro loro fratello. Il ritornello, insomma, si ripropone a cadenza quadriennale: vedrete, stavolta l’Africa saprà stupire, saprà incantare; arriverà di certo il primo mondiale tinto di nero. E, all’opposto, piove puntualmente la disfatta. La storiografia racconta comunque che i quarti di finale rimangono il miglior traguardo mai raggiunto da una squadra africana nel torneo: incontenibili il Camerun del ‘90, il Senegal del 2002 e il Ghana del 2010.
rassegna stampa
Mondiali 2014 L’Africa verso un altro flop. Si salva solo la Costa d’Avorio
Questione di mentalità, questione di ingenuità, che evidentemente non è solo l’anagramma di genuinità.
ULTIMA OCCASIONE - L’unica sorpresa attuale, come detto, è la Costa d’Avorio, l’eccezione che conferma la regola, è ovvio. Gli Elefanti sono piaciuti per la concentrazione e per la determinazione: hanno piegato il Giappone e hanno perso con la Colombia ma sono pronti a volare sulle ali di Drogba, impiegato sempre nel frammento conclusivo della sfida, e del romanista Gervinho, apparso in una forma fisica irrefrenabile. Il Camerun del ct tedesco Finke e di Eto’o sembra annegare in un mare di guai: aveva minacciato di non presentarsi in Brasile per i noti problemi federali legati ai premi e, a seguire, ha incassato cinque contro il Messico e la Croazia.
DISORGANIZZAZIONE -Il Ghana del ct Appiah ha chinato il capo al passaggio degli Stati Uniti. La Nigeria del tecnico Keshi e del laziale Onazi, invece, non ha indovinato la via della porta contro l’Iran e, anzi, ha dato vita a una delle partite più grigie dell’intero mondiale. Zero a zero in senso stretto e in senso lato. A stringere, la disorganizzazione tattica sembra essere la maggiore delle lacune del blocco africano, abbinata forse a una certa sindrome d’appagamento: chissà, tante nazionali si accontentano soltanto di arrivare a giocarlo il Mondiale. Quanto all’Algeria, le Volpi del tecnico bosniaco Halilhodzic hanno spaventato assai il Belgio all’esordio, specie durante il primo tempo. La mancanza di idee ha però marcato indelebilmente la differenza strada facendo. E, allora, all’Africa non resta che stringersi attorno alla Costa d’Avorio.
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