rassegna stampa

«Mi manda Zeman»

(Il Messaggero – U.Trani) «Se non sono andato all’Europeo è solo colpa mia: ho finito male la stagione, con prestazioni non all’altezza della nazionale». Dani Osvaldo è diretto.

Redazione

(Il Messaggero - U.Trani) «Se non sono andato all’Europeo è solo colpa mia: ho finito male la stagione, con prestazioni non all’altezza della nazionale». Dani Osvaldo è diretto. Proprio come fa quando deve puntare la porta avversaria. Sa quali sono i suoi errori e quelli vuole cancellare. Nella Roma e, da domani a Sofia, in azzurro. Ne fa una questione tecnica, anche se poi sa riconoscere i suoi difetti caratteriali. Troppo chiacchierone con gli arbitri che spesso non parlano la sua lingua. Che non è lo spagnolo e nemmeno l’italiano ormai parlato in modo più che corretto. «Farò più attenzione, controllando le mie reazioni». E’ una promessa.

«Non ero nervoso, avevo giocato male le ultime partite con la Roma. Giusto non portarmi. Ma ho dato il massimo per tornare». Ripete il concetto pure per sottolineare di non essere d’accordo su quanto detto da Cesare Prandelli, al momento di spiegare la nuova convocazione in nazionale, a undici mesi dalla prima, e ricordare la momentanea bocciatura, nel maggio scorso, quando ha dovuto scegliere i 23 da portare a Cracovia. I nervi scoperti del centravanti giallorosso nell’ultimo mese e mezzo del campionato scorso.

Voltata la pagina di Euro 2012, Osvaldo è di nuovo qui. «Giocheranno quelli che stanno meglio» garantisce il ct. Il romanista e Giovinco. Dani lo sa e non si stupisce: «Io ho fatto un’ottima preparazione e ho cominciato bene il campionato con due gol, tra l’altro belli. Prandelli mi ha sempre stimato e ha premiato il mio momento. Ora non voglio più lasciare questa maglia. Un aiuto fondamentale mi arriverà da Zeman. Per noi attaccanti con lui è il massimo. Giochiamo un calcio offensivo, mi utilizza da centravanti e mi aiuta umanamente. Fa piacere lavorare con lui. Umanamente ti dà molto. E chi fa la punta ha solo da guadagnare con i suoi schemi, rendendoci la vita più semplice. Tra l’altro io ero avvantaggiato: ero stato con lui a Lecce. Conoscevo i movimenti. E in più c’è Francesco».

Nazionale riconquistata con la spinta dei due simboli della Roma attuale. Da Zeman e da Totti. «Del giocatore non serve nemmeno parlare. Sappiamo che campione è. Il più forte compagno che ho mai avuto nella mia carriera. Vede cose che noi comuni mortali nemmeno pensiamo. Facile per noi attaccanti giocare con lui. Ma Francesco è soprattutto un grande uomo». Non hanno avuto la possibilità di fare coppia anche in nazionale. Contro la Bulgaria, il suo partner sarà Giovinco. «Benissimo. Stiamo provando in questi giorni. Ma ci conosciamo, abbiamo già giocato insieme nell’Under. Io sono più punta, lui più trequartista. Sa comunque andare in verticale e siamo bene assortiti. Nella Roma giochiamo in tre davanti, è vero. Non cambierà molto, però, per me. Riesco ad adattarmi a qualsiasi soluzione. Certo che potrei trovarmi bene pure con Balotelli: Mario sa fare tutto. Quando nella Roma c’è invece Mattia in campo, lui parte più esterno. Ma nella ripresa, a Milano, pure lui si è accentrato. Sappiamo, insomma, come sistemarci». Il riferimento a Destro, titolare in azzurro nell’amichevole di Ferragosto a Berna, è automatico. I due, magari in corsa, si potrebbero ritrovare accanto anche in nazionale.

Osvaldo è stato espulso per doppia ammonizione a San Siro, nel finale della gara contro l’Inter. Zeman gli ha suggerito di evitare i contatti ripetuti, in campo, con gli arbitri che potrebbero prenderlo di mira. «Forse ha ragione lui, sono antipatico. Non sono un ragazzo cattivo, mi scoccia che ce l’abbiano con me. A Milano ho preso due gialli, ma le immagini si commentano da sole. Se parlo e faccio polemica, ci rimetto io che già dovrò saltare la prossima gara. Con molti direttori di gara si può parlare, c’è dialogo. Con altri no. Spesso sono più nervosi di noi. Meglio lasciarli stare».

Resta sull’argomento, perché sa che interessa molto ai suoi allenatori. A cominciare proprio dal cittì. «Io sono cambiato. Sono più maturo di quando Prandelli mi ha allenato alla Fiorentina. Mi faceva giocare anche se avevo davanti gente come Mutu, Pazzini, Gilardino e Vieri. Andai via a gennaio perché ero giovane e avevo bisogno di fare esperienza. Devo ripagare la sua fiducia, anche con i comportamenti giusti. Cambiando certi atteggiamenti sbagliati e facendo una bella stagione con la Roma. Con il Catania abbiamo fatto una partita così così, contro l’Inter, specialmente nella ripresa, siamo stati grandi. Aspettiamo le prime dieci giornate e poi sapremo per che cosa lotteremo... Io, comunque, non ho mai pensato di andar via dalla Roma. Il calcio italia è bello e io sto bene in questo club. Mi sento giallorosso dentro. Ora più che mai».