(Il Messaggero - S.Carina) Il viso nasconde qualcosa in meno dei suoi diciotto anni. Gentile, garbato nei modi, addirittura intimidito per tutte le attenzioni che nel post-gara gli vengono rivolte.
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Marquinhos: «Studio da Aldair»
(Il Messaggero – S.Carina) Il viso nasconde qualcosa in meno dei suoi diciotto anni. Gentile, garbato nei modi, addirittura intimidito per tutte le attenzioni che nel post-gara gli vengono rivolte.
Sembra incredibile che questo ragazzo così pacato, Marcos Correa alias Marquinhos, poco prima in campo abbia giocato con la sicurezza di un veterano pur palesando – soprattutto in avvio di gara – qualche incertezza. Alla fine, il primo esame è comunque superato. Tanto basta per presentarsi, quasi in punta di piedi, davanti ai microfoni di telecamere e radio: «Sono molto felice di aver disputato la prima partita da titolare. Sono contento di aver dato il mio contributo. Emozionato? No, ero molto tranquillo anche grazie ai compagni. Penso di aver giocato con personalità e consapevolezza dei miei mezzi. Burdisso ha detto che somiglio a Thiago Silva? Lo studio dai tempi del Fluminense ma ora seguo anche Nicolas e Castan».
L’atteggiamento è quello giusto. Di un ragazzo che non si è per nulla montato la testa. Ma come tutti i diciottenni, c’è spazio anche per sognare: «Mi piacerebbe diventare il nuovo Aldair. E’ chiaro che lui è stato un campione indiscusso e io sto muovendo i primi passi. Ma è un grandissimo nome sia in Brasile che a Roma. E’ bastato vedere come è stato festeggiato dalla gente per capire il segno che ha lasciato». Onesto quando ammette di aver avuto qualche difficoltà nei primi minuti di gioco con De Luca, Denis e Moralez che sembravano folletti imprendibili: «Inutile negarlo, l'Atalanta ha giocato molto bene nei primi venti minuti di partita. Abbiamo sofferto, riuscivano sempre a prenderci in velocità. Passato questo momento ci siamo assestati meglio e alla fine è andata bene, visto che poi non si sono fatti più pericolosi».
Prima da titolare al fianco di Castan, un déjà vu almeno in Brasile: «Avevamo giocato insieme 2-3 volte con il Corinthians. Lo devo ringraziare, lui parla molto in campo e questo aiuta. Ma grazie anche a Burdisso che mi ha dato tanti consigli». L’ambientamento sembra procedere bene sia in campo che fuori: «Roma è una grande città e anche la squadra non è da meno, con tantissimi campioni. Sono molto felice qui e spero di rimanere a lungo».
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