rassegna stampa

Mancini: “Per De Rossi al City era tutto fatto, poi mi ha detto ‘Non ce la faccio'”

Il Ct azzurro: "E' stato fatto un ottimo lavoro. Di Francesco ha avuto il coraggio di puntare sui ragazzi, è uno che non ha paura di lanciare i giovani"

Redazione

Più di venti anni di Roma, giocatore e allenatore della Lazio prima, ct della Nazionale oggi. "Una città cambiata, sicuramente peggiorata rispetto a quando sono arrivato. Ma resta la migliore del mondo" dice Roberto Mancini intervistato da  Massimo Caputi, Ugo Trani e Alessandro Angeloni per Il Messaggero. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

"I romanisti mi hanno sempre rispettato, io problemi non ne ho mai avuti. Ero amico di Giannini. E di Nela. Anche con Totti ho sempre avuto un ottimo rapporto".

E pensare che anni prima che arrivasse alla Lazio, lo voleva Viola alla Roma.

"E' vero, mi aveva chiamato, poi non se ne fece nulla".

Guarda la Roma, da qualche tempo, con un occhio particolare?.

"E' la squadra con più italiani. Il mio ruolo di ct della Nazionale me lo impone".

Italiani bravi, a quanto pare. Nell'ultimo stage ne ha chiamati addirittura cinque: Florenzi, Pellegrini, Cristante, El Shaarawy e Zaniolo. Sono pronti per il suo calcio, tecnico e propositivo, con cui affronterà le qualificazioni per Euro 2020 che partiranno tra meno di un mese?

"E' stato fatto un ottimo lavoro. Di Francesco ha avuto il coraggio di puntare sui ragazzi, è uno che non ha paura di lanciare i giovani. Sono con me pure altri che lui ha svezzato al Sassuolo: Sensi e Berardi. Anch'io sono così: è bello poter dire, quello ha cominciato con me. Mi viene subito in mente Balotelli: sono già passati undici anni da quando decisi di farlo esordire nell'Inter. Mario era appena diciassettenne".

Su Zaniolo, Mancini ha battuto allo sprint Di Francesco. Come si è fatto convincere dal diciannovenne che, quando lo ha chiamatoin azzurro, non aveva ancora debuttato con la Roma?

"Io sono ct da maggio. E che ho fatto? Mi sono andato subito a vedere l'Euro Under 19. È lì che ho avuto la possibilità di seguire Nicolò, prima non lo conoscevo affatto. E in quel torneo ne ho visti anche altri, a cominciare da Tonali che mi è sembrato giocatore di prospettiva. Essere titolare, anche in B, lo può portare a fare subito il grande salto. Cioè a entrare, o magari pure a giocare, in una big del nostro campionato. Piano piano in Nazionale sono saliti pure quei ragazzi dell'Under 19 in Nazionale. Bravo pure Kean, di quel gruppo".

Quanto è cresciuto Zaniolo in questi mesi?

"Anche troppo, almeno mediaticamente. In questa città ci vuole poco a passare dall'esaltazione alla bocciatura, quando invece con i giovani bisogna avere pazienza, perché gli alti e bassi sono normali".

Definendolo Pogba pensa di avergli fatto un favore?.

"Io mi riferivo solo al ruolo e al suo percorso. Pogba arrivò alla Juve molto giovane, all'inizio non giocava. Guardava. E imparava. Proprio quello che è successo, in partenza, a Nicolò. Che, come Pogba, fa gol. E che, come Pogba, usa la sua fisicità e che, come Pogba, si trova a suo agio soprattutto da mezzala. Per me Zaniolo è una mezzala. In quella posizione mi è piaciuto all'Europeo".

Con Di Francesco ha fatto pure, il trequartista, il falso nove e l'esterno alto.

"A diciannove anni, pur di giocare, accetti qualsiasi ruolo. Intanto aumenti il minutaggio e in un grande club".

Zaniolo al posto di Verratti o di Barella?

"Oggi ho Jorginho e Verratti come riferimenti per il centrocampo. A loro poi posso aggiungere Zaniolo o Barella. Per ora. E comunque ho anche gli altri: Cristante, Pellegrini, Gagliardini e soprattutto Sensi che mi ha impressionato per come si è inserito nel gruppo e per la personalità che ha mostrato al debutto".

De Rossi ha ancora chance di tornare in Nazionale?

"E' un capitolo chiuso. Gli ho parlato subito e lui è stato chiaro e sincero. Mi disse che, se ne avessi avuto bisogno, sarebbe venuto a darmi una mano".

Fece prima, da allenatore del City, a convincerlo ad accettare il trasferimento a Manchester?

"Infatti non l'ho mica convinto".

C'era riuscito però.

"Ci siamo visti a Roma, tutta una notte a parlare, era tutto fatto, ma è saltata all'ultimo. Mi ha chiamato e mi ha detto non je la faccio. Ci rimasi male, mi arrabbiai. E' passato tanto tempo, Daniele era nel pieno della carriera, si sarebbe divertito. Lo ritenevo fondamentale".

Tornando alla sua Nazionale. Di Francesco, nella formazione di partenza contro il Porto, ha schierato sette italiani. Un bel risultato.

"Sì, soprattutto se consideriamo che una presenza in Europa ha più peso. I ragazzi crescono prima. E io ne sono felice. Non c'è di meglio, per fare esperienza, della Champions. Ecco perché la Roma, in questo senso, può incidere sulla competitività della Nazionale".

El Shaarawy?

"Un altro giocatore che mi piace. Che ha grandi qualità, lo seguo da quando era alla Primavera del Genoa. Ma pure lui, deve tirare fuori tutto quello che ha dentro".

La corsa Champions, si aspettava di più da Roma e Lazio?

"La Lazio ha fatto quello che doveva, la Roma ha lasciato punti per strada, almeno otto".

Li ha buttati per i troppi giovani impiegati?

"Ne ha persi di più quando giocavano i vecchi".

Le milanesi sono in vantaggio per la corsa alla Champions?

"Per ora sì, ma la Roma e la Lazio non sono fuori. Il campionato è ancora lungo, mancano 13 partite: i due posti se li giocano almeno cinque squadre".

Di Francesco come allenatore se lo aspettava?

"Ha fatto bene ovunque, specie con il Sassuolo. Lavora bene con i giovani, ha coraggio. Poi per giudicare bene bisogna vederli allenare".