rassegna stampa

Lucio se la ride, Eusebio impreca tre volte

Spalletti fischiatissimo dall'Olimpico, Di Francesco avvelenato per i pali presi dai suoi

Redazione

Una lunga attesa, una settimana carica di parole e ricordi; giorni e giorni a fare paragoni tra Di Francesco e Spalletti. A schierarsi, con l’uno o contro l’altro, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Poi, il calcio d’inizio. La partita. E subito tutto è stato chiaro. La Roma da una parte, Luciano Spalletti dall’altra. Il tecnico toscano sempre in piedi, lo sguardo costantemente fisso a terra. Oppure con le mani sulla fronte per sottolineare un errore in attacco dei suoi giocatori. Teso? Chissà. Concentrato, al pari del suo più giovane collega, l’esordiente (all’Olimpico) Di Francesco.

Il gol di Dzeko a spezzare la parità, un paio di pali (sempre lo stesso, a dire il vero...) della Roma con Spalletti (fischiatissimo ogni volta che raccoglieva un pallone uscito dal campo) ora fuori dall’area tecnica ad urlare di tutto ai suoi. E Eusebio? Apparentemente meno isterico, sicuramente avvelenato per quei due legni e con la bottiglietta dell’acqua sempre tra le mani. E ancor più avvelenato dopo il terzo legno, quello di Perotti, le due reti di Icardi e la stilettata finale di Vecino. Spalletti vince e se la ride, anche se fa finta di essere triste e dispiaciuto quando va ad abbracciare i suoi ex giocatori. È fatto così.