rassegna stampa

Lucio abbandonato

La dirigenza è a Londra. A Trigoria resta solo il dimissionario Sabatini e Spalletti si ritrova da solo a mettere insieme i cocci di questa Roma

Redazione

Per aggiustare il presente della Roma, bisogna partire dal rettangolo di gioco. Proprio in quella direzione, va il lavoro tattico iniziato da Spalletti. Chiamiamolo ripasso o aggiornamento. Non basta dire, come ha fatto ieri l'allenatore con i giocatori: «Ricordatevi il nome del club che avete scritto sulla maglia». Vanno, invece, prese di petto, con serietà e umiltà, altre questioni. Che sono state sottovalutate o abilmente coperte.

La Roma crolla in casa del Torino, ma Spalletti si ritrova a Trigoria da solo. Pallotta è a Londra, dove l'hanno raggiunto Baldissoni e Gandini. Qui è rimasto Sabatini, ds dimissionario da inizio 2016 e pronto a farsi da parte. Assente dunque la società, che persevera nell'errore di non dedicare tempo alla squadra, lasciando tutto in mano all'allenatore.

Si parla spesso in pubblico, con vanvera e spocchia. Manca, al momento di comunicare, l'equilibrio che manca alla squadra in campo. Spalletti ha sottolineato anche l'eccessiva presunzione della squadra che, come scrive Ugo Trani a Il Messaggero, manca anche a chi li mette in campo. La rosa, come sa bene l'allenatore, è stata costruita senza logica. E i soldi investiti sul mercato sono stati spesi male. Addirittura 24,5 milioni vanno in panchina. E restano lì: Alisson e Gerson. La Roma di oggi, limitata in ogni mossa dal Financial Fair Play, non se lo può permettere. A centrocampo l'unico ricambio è Paredes, che gioca solo nel ruolo di De Rossi. Vermaelen è fermo per la pubalgia. L'allenatore avrebbe voluto un centrocampista e un centravanti in più. E, per fare il turn over, spesso cambia il sistema di gioco o il ruolo a qualche giocatore. La squadra, però, ne risente. Ha bisogno di una traccia da imparare a memoria.