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Lo Special dà il via al conto alla rovescia: “Vincere per la gente”

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Ha dimostrato a tutti di non essere finito, sorpassato, dopo i due esoneri consecutivi a Manchester e a Londra che ne avevano scalfito l'aurea di invincibile
Redazione

Giù la maschera. Se qualcuno lunedì scorso non aveva capito - "Firenze? Sarà un allenamento. Serio, ma un allenamento" - ieri si è schiarito definitivamente le idee: "C'è soltanto la finale. Non mi interessa il mio futuro, non m'importa se la Roma andrà in Champions, se poi ci sarà la Supercoppa europea. Mi interessa pochino anche Firenze. La situazione ideale sarebbe non giocare, preparare già da oggi la finale. Quello che conta infatti è la coppa". Mourinho gioca a carte scoperte, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Almeno sugli obiettivi. Non lo ammetterà mai, nemmeno quando sarà lontano da Roma, ma ha sempre letto e ascoltato tutto. O quantomeno ha chi lo ha fatto e continua a farlo per lui. E questa atmosfera che sta montando dell'all or nothing gli piace poco. Andava bene per la miniserie tv che lo ha visto protagonista al Tottenham. Non a Trigoria. Qui, miseria e nobiltà, non albergano. José ha già vinto. Ha dimostrato a tutti di non essere finito, sorpassato, dopo i due esoneri consecutivi a Manchester e a Londra che ne avevano scalfito l'aurea di invincibile. Il rilancio è stato in grande stile: due anni a Roma, altrettanti finali europee, delle quali una già con la coppa in bacheca. Il resto sono chiacchiere. Delle quali si nutre, tra il divertito e l'annoiato, un po' come Tantalo, eroe della mitologia greca condannato dagli Dei ad avere per sempre una fame e una sete impossibili da placare. Mou ci riesce soltanto vincendo. Ventisei tituli, il 27° è dietro l'angolo, da conquistare.