Il duello di parole tra Spalletti e il Capitano è andato in differita (uno non sapeva bene che cosa stesse dicendo l’altro) e ha avuto uno spettatore eccellente: la società. La quale, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, non è stata brava a evitare l’esplosione del problema. Un qualsiasi dirigente avrebbe messo i due faccia a faccia, imponendo il bene della Roma.
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L’imbarazzo della società Pallotta: “Ci incontreremo”
«Quando Francesco parla di mancanza di rispetto non ho idea a cosa si riferisca. Io chiaramente rispetto Totti e mi incontrerò con lui» dice il Presidente dagli USA
Quanto al contratto, che poi è il nodo della questione, il club avrebbe dovuto fare chiarezza: o non si farà e non c’è il coraggio per dirlo, oppure si farà perché - come sempre detto - deciderà Totti.
Che la società non avesse troppa intenzione di rinnovare il contratto a Francesco era noto a tutti, evidentemente non a lui, che da ragazzo intelligente, ha intuito ma non ha digerito il messaggio, e ha tutte le intenzioni di continuare. Totti viene visto come un problema, finito nelle mani di Spalletti, che si becca pure i fischi dell'Olimpico.
Il presidente Pallotta è intervenuto, non troppo a gamba tesa. «Quando Francesco parla di mancanza di rispetto non ho idea a cosa si riferisca. Io chiaramente rispetto Totti e mi incontrerò con lui».
«È un fatto che riguarda l’allenatore. - dice Baldissoni - Spalletti ci ha riferito di aver comunicato che non lo avrebbe utilizzato. Viste le sue parole non aveva visto la necessaria serenità e Francesco è stato lasciato libero di decidere. Con profondo rammarico. Quindi, decisione non punitiva. E siamo vicini all'allenatore».
Come non punitiva? Prima doveva giocare, poi a casa? «Non c'è stata alcuna regìa da parte nostra, sapevamo dell’intervista. Non impediamo a Francesco di parlare, ci mancherebbe».
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